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Tari, come si paga e le cose da sapere

A breve scadrà il termine per il versamento della nuova tassa sull’immondizia. Ecco cosa fare se non avete ancora ricevuto i bollettini precompilati

La fine dell'anno è ormai alle porte e con essa arriva anche l’appuntamento con il saldo della Tari, la nuova tassa sulla spazzatura che ha sostituito le vecchie Tia e Tarsu. Un appuntamento che per molti cittadini potrebbe rappresentare una novità assoluta nel caso in cui non si sia precedentemente versata una prima rata di acconto. Per la maggior parte dei contribuenti invece si tratterà di un saldo che comunque andrà regolato nei tempi previsti per non incorrere in multe e sanzioni. Ma vediamo nel dettaglio quali accorgimenti seguire e soprattutto come comportarsi nel caso ancora si sia a conoscenza dell’importo da versare.

Chi paga la Tari e come si calcola

La nuova tassa sui rifiuti, così come avveniva già in precedenza per Tia e Tarsu, è dovuta dal cittadino che materialmente vive in un’abitazione. Potrebbe dunque trattarsi del proprietario, oppure dell’inquilino che paga un canone di locazione. Il calcolo dell’imposta è demandato ai tecnici del Comune e prende in considerazione tanto i metri quadri dell’immobile che il numero degli occupanti.

Scadenze, una questione locale

Innanzitutto, la prima informazione da tenere in considerazione è quella riguardante la scadenza per il versamento della Tari a dicembre. É bene ricordare che su questa materia i Comuni hanno ottenuto grande libertà di manovra. Dunque, non solo i contribuenti hanno dovuto a suo tempo capire se effettuare un versamento unico a dicembre oppure pagare una prima rata in precedenza, ma dovranno porre anche attenzione massima alla scadenza prevista. In molti Comuni il termine in questione è fissato proprio per l’ultimo giorno dell’anno, ossia il 31 dicembre, ma per evitare brutte sorprese sarà opportuno controllare online le delibere comunali sulla Tari che tra le altre cose dovrebbero anche riportare appunto le date di scadenza dei pagamenti.

Come si paga la Tari

Per il versamento di questa imposta si può innanzitutto seguire la procedura utilizzata per tutte le altre tasse locali, ossia tramite il modello F24. Il contribuente in questo caso dovrà apporre il codice tributo ‘3944’ che andrà inserito nella sezione Imu in corrispondenza della colonna “importi a debito versati”. Nella sezione “codice ente/codice comune” andrà poi indicato il codice catastale del proprio Comune. Quindi nello spazio “numero immobili” va indicato il numero degli immobili, in quello “rateazione/mese rif” il numero della rata. In caso di pagamento in un’unica soluzione, nel suddetto campo si dovrà inserire il codice “0101”, mentre nello spazio “anno di riferimento” andrà indicato l’anno d’imposta cui si riferisce il pagamento, visto che qualcuno potrebbe approfittarne anche per sanare situazioni arretrate che naturalmente dovranno essere indicate con l’anno che si va a saldare.

Il rebus bollettini precompilati

In molti Comuni, possiamo dire tranquillamente la gran parte, i cittadini non dovranno utilizzare il modello F24 perché hanno ricevuto direttamente a casa i bollettini precompilati con le cifre da versare. Una procedura decisamente apprezzata da tanti contribuenti, che invece per Imu e Tasi si sono visti spesso costretti a ricorrere al commercialista o ai Caf per dipanare una matassa fiscale, fatta di aliquote e detrazioni, intricatissima. Qualche contribuente però potrebbe non aver ricevuto a casa i bollettini, nonostante il proprio Comune avesse adottato questa procedura. In questi casi è meglio evitare di fare finta di niente. È utile invece provare a cercare spiegazioni sul sito del proprio Comune, oppure in ultima analisi, recarsi direttamente presso gli uffici comunali per chiedere chiarimenti. Il mancato pagamento della Tari comporta infatti sanzioni, e a nulla potrebbe servire sostenere di non aver ricevuto i bollettini presso il proprio domicilio.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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