Fca: il piano di incentivi di Marchionne
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Fca: il piano di incentivi di Marchionne

Cosa ha in mente l'a.d. di Fca, tra stop agli aumenti automatici e dipendenti che partecipano ai risultati, sulla scia delle grandi multinazionali

Si annuncia come una vera e propria rivoluzione l’ultima proposta lanciata da Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca, in tema di stipendi e retribuzioni. Il progetto prevede infatti, sulla falsariga di quanto ormai da tempo fanno le grandi multinazionali, di dire addio al vecchio modello contrattuale, fatto di aumenti e scatti annuali, per innescare invece un meccanismo virtuoso che porti i dipendenti a partecipare alle sorti dell’azienda. Con premi, legati dunque ai risultati, che potranno essere anche superiori a quelli attuali se le cose vanno bene o diventare esigui adeguamenti se invece non si raggiungono gli obiettivi prefissati. Una proposta che lo stesso Marchionne ha ampiamente dettagliato nel corso della prima assemblea di Fca, tenutasi in Olanda, sede legale del nuovo colosso automobilistico nato dalla fusione tra Fiat e Chrysler.

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Nel dettaglio il modello che ha in testa Marchionne prevede, in caso di risultati conformi agli obiettivi, un premio da 1.400 euro l’anno per il 2015, 2016 e 2017, valore che cresce fino a 2.800 euro nel 2018. In caso poi di risultato superiore alle attese, queste due erogazioni possono raggiungere rispettivamente i 1.900 euro annui nell’arco fra 2015 e 2017 e addirittura i 5 mila euro nel 2018. Come accennato invece, in caso di mancato raggiungimento di ogni obiettivo, è comunque previsto un conguaglio minimo fissato in 330 euro all’anno. Un programma di incentivi legati alla produzione che a Fca costerà circa 600 milioni di euro nei quattro anni presi in considerazione. E che invece ai dipendenti potrebbe mediamente portare nelle tasche fino a settemila euro in più nel caso di risultati raggiunti, oppure addirittura fino a 10mila e passa euro in più, in caso di superamento degli obiettivi prefissati.

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È sulla base di questi numeri, decisamente allettanti, che ora si attende la reazione complessiva dei circa 50mila dipendenti della Fca, e soprattutto dei sindacati. Per quanto riguarda questi ultimi, le reazioni sono state interessate, per quanto riguarda Cisl e Uil, mentre bisognerà fare i conti col, forse, già preventivato atteggiamento di chiusura annunciato da Cgil e Fiom. Probabilmente però Marchionne spera di fare breccia in modo diretto con i suoi dipendenti, che dopo tante promesse cominciano forse a vedere materializzarsi qualcuno dei progetti annunciati dal manager italo-canadese. Nei vari stabilimenti italiani della Fca infatti, da Pomigliano a Melfi, da Grugliasco a Cassino, da Mirafiori alla Val di Sangro, si inizia infatti a percepire con favore una ripresa delle attività e soprattutto si diffonde la sensazione di poter tornare davvero ad essere competitivi a livello internazionale.

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É su questo sentimento diffuso che probabilmente punta Marchionne, per presentarsi al tavolo della trattativa con i sindacati con una maggiore forza contrattuale. Vedremo quello che succederà. Intanto però il dado è tratto e il numero uno di Fca ha dato il via ad una nuova, ennesima, sfida che promette di rivoluzionare le relazioni industriali di questo Paese, così come le abbiamo conosciute finora. Il tutto con una convinzione, che potrebbe suonare al momento propagandistica, ma che appare, come accennato, un significativo punto di forza della strategia di Marchionne: puntare direttamente sull’orgoglio dei propri dipendenti. Non è un caso allora che il suo nuovo programma di incentivazione salariale sia stato accompagnato dalle seguenti parole: “Il miglioramento dell’efficienza operativa e il raggiungimento degli obiettivi finanziari che rispecchiano le nostre ambizioni di costruttore globale, dipendono dai nostri lavoratori”. Vedremo se proprio questi lavoratori decideranno di seguirlo, come tutto sommato, hanno fatto finora.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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