Paradisi fiscali, la classifica di quelli più attraenti
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Economia

Paradisi fiscali, la classifica di quelli più attraenti

L’Oxfam mette in cima alla lista le Bermuda, seguite da Isole Cayman e Olanda, primo tra i Paesi dell’Unione

Una classifica di cui certamente nessuno dovrebbe andare fiero: è quella relativa ai Paesi decisamente più attraenti, per non dire tecnicamente più aggressivi, nel proporre condizioni fiscali di vantaggio alle imprese. A stilare questa sorta di primato dei paradisi fiscali è stata l’Oxfam, grande network internazionale di 17 organizzazioni di Paesi diversi, che lavora per ottenere un maggior impatto nella lotta globale contro la povertà e l’ingiustizia.

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E non a caso, secondo l’Oxfam, proprio questi Paesi sarebbero tra i principali responsabili a livello mondiale della dilagante corsa al ribasso sulla tassazione, in particolare degli utili d'impresa, che sottrae miliardi di euro alla lotta alla disuguaglianza e, appunto, alla povertà. Ma vediamo nel dettaglio questa classifica, che vede sul podio Bermuda e Isole Cayman, insieme all’Olanda, che detiene il poco invidiabile primato di primo paradiso fiscale dell’Unione europea:

1. Bermuda
2. Isole Cayman
3. Paesi Bassi
4. Svizzera
5. Singapore
6. Irlanda
7. Lussemburgo
8. Curaçao
9. Hong Kong
10. Cipro
11. Bahamas
12. Jersey
13. Barbados
14. Mauritius
15. British Virgin Islands

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E se si vanno a valutare le ragioni che rendono le Bermuda un paradiso fiscale tra i più aggressivi, ci si sorprende davvero poco che possa essere in cima a questa classifica: imposizione sugli utili delle imprese a quota zero, nessuna ritenuta alla fonte, assenza dai tavoli internazionali in cui si cercano strategie anti-elusive e per finire, poca trasparenza nei casi conclamati di elusione fiscale. Insomma, un curriculum davvero poco edificante quello stilato da Oxfam. Che però, nelle prime posizioni di questa classifica del disonore fiscale, mette Paesi decisamente a noi molto vicini, come l’Olanda, che fa addirittura parte dell’Unione, e l’immancabile Svizzera.

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Insomma un menù vario e variegato, che ha però l’effetto unico di allentare le maglie fiscali, creando ostacoli praticamente insormontabili a una più equa redistribuzione della ricchezza. Con il risultato, davvero allarmante, messo in evidenza da Oxfam, che quest'anno soltanto 62 persone particolarmente ricche e spregiudicate fiscalmente, hanno potuto guadagnare somme pari al patrimonio detenuto dai 3,6 miliardi di cittadini più poveri della Terra. Uno squilibrio decisamente assurdo, che diventa ancora più inaccettabile se si pensa che, sempre secondo i numeri forniti da Oxfam, l'elusione fiscale delle multinazionali sottrae 100 miliardi di dollari all'anno ai bilanci dei Paesi più poveri che tradotti in istruzione, potrebbero servire a far studiare 124 milioni di ragazzi o pagare le cure sanitarie a 6 milioni di bambini.

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Ma se c’è un elemento che rende del tutto intollerabile questa situazione è che questi veri e propri favori ai grandi colossi societari vengano fatti non in qualche isola sperduta dei Caraibi, ma bensì in Europa, ossia a due passi da casa nostra. E in questo senso la stessa Oxfam ha voluto ricordare con enfasi uno di questi casi più clamorosi: quello dell’Irlanda, che si è distinta per aver concluso un accordo con Apple in base al quale il gigante di Cupertino ha potuto versare nel paese un'aliquota effettiva pari allo 0,005%. Quando si dice che i numeri parlano da soli.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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