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Economia

Nuova tassa sui cani: ecco come funzionerà

Saranno tenuti a pagare l'imposta i proprietari di amici a quattro zampe che non risultino sterilizzati

Brutte notizie per tutti i possessori di un cane: un emendamento alla legge di bilancio potrebbe infatti introdurre una nuova tassa comunale proprio a carico dei nostri amici a quattro zampe. La proposta, perché è bene sottolineare che tale è finché non verrà approvata in via definitiva dal Parlamento, è del deputato del Pd Michele Anzaldi, e prevede che a pagare questa nuova imposta siano appunto i cittadini che posseggono un cane che non risulti sterilizzato. Le modalità di versamento, ma soprattutto l’entità di questa nuova gabella, verranno decise dai singoli Comuni.

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L’obiettivo, apertamente dichiarato dallo stesso Anzaldi, è quello di arginare il preoccupante fenomeno del randagismo che secondo il parlamentare di maggioranza, rappresenterebbe un problema sentito dal punto di vista etico ed è anche una questione di carattere economico: secondo una proiezione dai dati ufficiali esistenti infatti, la gestione dei 750mila cani randagi in Italia secondo Anzaldi costerebbe alle casse pubbliche circa 5,25 miliardi all’anno. Da qui la proposta che mira appunto a promuovere la cultura della sterilizzazione ed evitare che centinaia di migliaia di cani debbano finire nei canili, troppo spesso trasformati in vere e proprie prigioni. Chi dunque procederà alla sterilizzazione del proprio cane, certificata dai medici veterinari abilitati ad accedere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione, secondo l’emendamento di Anzaldi, non sarà tenuto a pagare la nuova tassa.

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Secondo i dati ufficiali, forniti dallo stesso deputato Pd a supporto della sua iniziativa legislativa, oggi i cani in anagrafe sarebbero oltre 7 milioni e mezzo, e il 10% corrisponde proprio a 750.000 esemplari, tanti quanti sarebbero i randagi. Tra l’altro nell’anno 2014, secondo l’ultimo dato disponibile sul sito del Ministero, sono stati catturati 97.859 nuovi randagi: ebbene, secondo Anzaldi,  con una crescita di circa 100mila animali all’anno, si può immaginare quali siano i contorni che il fenomeno potrebbe assumere nel tempo. Tornando però agli aspetti strettamente economici della questione, lo stesso deputato di maggioranza rileva che secondo le stime, un cane in canile costerebbe a ogni Comune da 3 a 8 euro al giorno, cioè 1.000-3.000 euro all’anno.

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E questa sarebbe solo la retta che esclude altri costi come personale, gestione ecc. che devono per forza afferire ad altri capitoli di spesa. Non vengono poi considerati i bandi straordinari, come le spese del Ssn per anagrafe, sterilizzazioni, profilassi, farmaci, visite, test e cure di malattie, antiparassitari. Insomma, un conto decisamente articolato, che porterebbe alla cifra complessiva già ricordata di più di 5 miliardi all’anno. Elementi che hanno spinto Anzaldi a proporre l’introduzione della nuova tassa, dalla quale però verrebbero esentati i cani di proprietà di allevatori professionali, i cani esclusivamente adibiti alla guida dei ciechi e alla custodia degli edifici rurali e del gregge; i cani adibiti ai servizi dell’Esercito e a quelli di pubblica sicurezza, e i cani appartenenti a categorie sociali eventualmente individuate dai singoli Comuni.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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