Fisco: sono le imprese a soffrire di più
Economia

Fisco: sono le imprese a soffrire di più

Ecco perché tasse così alte fanno male al Paese

Non ci si stanca di ripetere che la pressione fiscale è troppo alta. In effetti siamo intorno al 45 per cento, il massimo storico per l’Italia. Solo due paesi, Svezia e Danimarca, hanno una pressione fiscale superiore. E se, anziché la pressione fiscale su tutta l’economia, consideriamo la pressione fiscale sull’economia regolare, ossia su chi le tasse le paga, siamo oltre il 55 per cento. Uno sproposito.

Ci sono due argomenti contro un’alta pressione fiscale. Il primo dice che le tasse sono «bruttissime» perché tolgono risorse e libertà ai cittadini, pur restituendone una parte sotto forma di servizi (spesso scadenti o inefficienti). Il secondo dice che la pressione fiscale frena la crescita: se è prossima al 45 per cento diventa impossibile.

Il primo argomento è sostenibile, perché è una questione di preferenze. C’è chi preferisce poche tasse e quindi poco stato sociale, c’è chi preferisce molto stato sociale e quindi molte tasse. Il secondo argomento (la pressione fiscale frena la crescita) sembra plausibile ma è contraddetto dai dati. Se prendiamo l’ultimo periodo di crescita delle società avanzate, dal 1995 al 2007, non vi è alcuna relazione fra velocità della crescita e pressione fiscale.

Le economie con pressione fiscale elevata (sopra il 40 per cento) sono state otto, ma i loro tassi di crescita non sono stati né bassi né uniformi. La Finlandia è cresciuta al 3,5; la Svezia al 2,8; Norvegia, Austria e Belgio oltre il 2; Danimarca e Francia appena sotto il 2; l’Italia solo dell’1,3. Dunque le tasse non c’entrano con la crescita? In realtà quel che non c’entra è la pressione fiscale complessiva.

Contano tantissimo, invece, le tasse sulle imprese: i paesi che sono cresciuti a dispetto di una pressione fiscale elevata sono quelli che hanno avuto l’intelligenza di tenere basse le aliquote che gravano sulle imprese.

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Luca Ricolfi