Evasione di sopravvivenza, la storia dell'idraulico Luca
Economia

Evasione di sopravvivenza, la storia dell'idraulico Luca

Rimpiange i "bei tempi" in cui i colleghi evadevano alla grande: "Oggi non si può"

«Beati gli idraulici di una volta: loro hanno costruito degli imperi, noi oggi lavoriamo dieci ore al giorno per guadagnare quanto un operaio». Luca, 46 anni, termoidraulico lombardo, impegnato dal 1993 nell’azienda creata con i due fratelli, confessa che oggi non può più permettersi la vita di una volta, perché è diventato «difficile evadere le tasse. Tutti vogliono la fattura, non  tirano fuori i contanti e poi, con le detrazioni fiscali per  le spese di ristrutturazione, non c’è più spazio per il  nero».

Palesemente nostalgico del passato, che ha valso agli idraulici la qualifica degli evasori per eccellenza, Luca afferma che la sua azienda l’anno scorso ha fatturato 340 mila euro «con utili per poco più di 100 mila euro che ho diviso con i miei fratelli.Tolte le tasse ci resta una miseria: guadagno come un operaio, ma ho tutti i rischi dell’imprenditore. E ci chiediamo se vale la pena andare avanti».

Malgrado tutto, un po’ di «nero» Luca riesce a farlo ancora «con i piccoli interventi», ma se gli chiedi di quantificarlo, per quanto gli sia stata garantita la tutela dell’anonimato, farfuglia un «10 mila euro l’anno». Difficile  redergli, mentre l’uomo è più attendibile quando dice che da qualche anno non ha più dipendenti. «Eravamo arrivati ad averne 5 o 6, ma ora non è più possibile: devi metterli in regola, pagare i contributi, le ferie, troppo. Meglio fare da noi e lavorare come animali tutto il giorno» racconta Luca, che non esita a lamentarsi di un altro guadagno che, complice la crisi, è venuto a mancare: «Una volta se io compravo un water a 100 euro, lo rivendevo guadagnandoci: oggi invece spesso se lo va a comprare da solo con un ricarico del 15 per cento sul prezzo e io mi perdo un’altra bella fonte di guadagno».

Insomma: Luca, cresciuto in un mondo un cui l’evasione era data per scontata, non rinuncia del tutto perché sembra convinto che non pagare le tasse sia quasi un suo diritto: «Certo» afferma per salvarsi l’anima «se le aliquote fossero più basse e si potessero detrarre più spese, allora non evaderei di sicuro».    

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Damiano Iovino