Tasse in aumento, e la birra diventa un lusso
Economia

Tasse in aumento, e la birra diventa un lusso

Presto scatteranno le nuove accise per la bevanda bionda, con rincari anche del 30%

Un sorso di birra che diventerà sempre più amaro perché fiscalmente sempre più caro. E’ questo il destino che attende presto i circa 35 milioni di italiani che abitualmente consumano la bevanda bionda per eccellenza. L’allarme, perché di questo si tratta, è stato lanciato da AssoBirra, l’associazione che riunisce i produttori di birra, secondo la quale la situazione in Italia si fa sempre più complicata. E ancora una volta sono i numeri a parlare.

AUSTERITY, QUANDO LA CRISI COLPISCE I CONSUMI

Attualmente infatti chi esce per una serata a base di pizza e birra spendendo 10-15 euro circa di conto, versa dai due ai tre euro al fisco. E il 75% di questo costo aggiuntivo lo paga sulla birra. Insomma, secondo AssoBirra, una vera e propria “tassa sulla serata in pizzeria”, che ora aumenterà ancora di più proprio in virtù delle nuove accise introdotte dal legislatore. E in questo senso assisteremo ad una vera e propria escalation in tre fasi. Ci sarà infatti un primo rincaro che partirà il 10 ottobre prossimo, un altro dall’inizio del 2014 e l’ultimo programmato per gennaio del 2015. Nello specifico l’accisa sulla birra crescerà subito da 2,33 a 2,66 euro per ettolitro e grado per arrivare a quota 2,70 euro da inizio 2014.

PREZZI, UN 2013 DA DIMENTICARE

Tenendo poi conto anche del programmato rialzo dell’Iva che potrebbe scattare da ottobre prossimo e che si applica anche sulle accise, stiamo parlando di un aumento medio complessivo pari a circa il 30%. Si tratterà poi di capire a loro volta le aziende produttrici di bionda come decideranno di rifarsi sui consumatori, ma già si possono preventivare aumenti dell’ordine di 5-10 centesimi a bottiglia. Ha gioco facile allora AssoBirra a prevedere, in modo quanto mai preoccupato, che l’aumento dell’accisa sugli alcolici a copertura economica degli impegni per il decreto sulla scuola, porterà, nel caso specifico della birra, a un calo di consumi stimato tra il 5-6%.

CRISI, QUANDO A RIMETTERCI SONO LE FAMIGLIE

Una dinamica che tra l’altro non fa purtroppo che consolidare un trend fiscale che si è andato ormai affermando nel corso degli anni. L’Italia infatti rappresenta uno dei Paesi occidentali con la più alta pressione tributaria sulla birra, fino al 300% superiore ad altri Paesi grandi consumatori di bionda come Germania e Spagna. La sola accisa sulla produzione, secondo i dati resi noti sempre da AssoBirra, è cresciuta ben del 30% nei soli ultimi sette anni. In questa maniera, fanno sapere i produttori, si rischia tra l’altro di mettere a rischio le sorti complessive di un settore in cui nel 2012 operavano circa 500 aziende tra marchi storici e microbirrifici artigianali. Il tutto dando lavoro a circa 5.000 addetti diretti, cresciuti tra l’altro circa del 5% rispetto al 2011, che diventano quasi 150mila se si considera tutto l’indotto.

Insomma, i consumatori sono avvertiti, e faranno bene a tenere presente che se finora ogni quattro sorsi di bionda uno finiva nella casse dello Stato, ora con le nuove accise la proporzione potrebbe diventare un sorso ogni due, a conferma di un Fisco che soffre ormai di una sete atavica.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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