Autocontrollo fiscale, cos'è e come funziona
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Economia

Autocontrollo fiscale, cos'è e come funziona

Per combattere l'evasione, arriva una nuova procedura che permette ai contribuenti di mettersi in regola più facilmente prima di un accertamento

Per ridurre l'evasione fiscale, il governo Renzi ha deciso di cambiare strategia rispetto al passato. Dal prossimo anno, con l'approvazione della Legge di Stabilità, dovrebbe debuttare una nuova procedura che si chiama autocontrollo e che permetterà ai contribuenti di verificare più facilmente se risultano a posto col fisco, cioè se hanno dichiarato tutti i redditi percepiti e versato le imposte dovute. Con questo nuovo sistema, secondo il governo, ci sarà una maggiore responsabilizzazione dei cittadini, che potranno così mettersi in regola spontaneamente, prima ancora che arrivi un avviso di accertamento da parte dell'Agenzia delle Entrate. Ecco, a grandi linee, come funzionerà l'autocontrollo.


Filo diretto col fisco

Dal prossimo anno, attraverso le nuove tecnologie informatiche e con la rete di internet, sarà possibile per contribuenti (o per chi li assiste nel pagamento delle tasse) consultare tutte le informazioni che il fisco ha raccolto su di loro. I dati consultabili non riguarderanno soltanto le dichiarazioni dei redditi ma anche le informazioni inserite nell'Anagrafe Tributaria (per esempio quelle comunicate dalle banche e dagli intermediari sui movimenti di capitale o quelle raccolte con lo spesometro). Anche l'Agenzia delle Entrate potrà inviare comunicazioni ai contribuenti sui dati che possiede. Lo scopo è creare così un “filo diretto” tra il fisco e i cittadini, in modo che questi ultimi siano spinti a rispettare tutti gli obblighi nel pagamento delle tasse, ancor prima di essere controllati e sanzionati.

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Il ravvedimento operoso

Una volta accertato di avere ancora delle pendenze col fisco, il contribuente potrà dunque sanare la propria posizione effettuando il ravvedimento operoso, cioè la procedura con cui già oggi è possibile correggere spontaneamente eventuali errori e mancanze nel pagamento delle tasse e nella compilazione della dichiarazione dei redditi. Per effettuare questa “autosanatoria”, i cittadini avranno più tempo a disposizione rispetto al passato.

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Tempi più lunghi per mettersi in regola

Oggi, di regola, i contribuenti possono ricorrere al ravvedimento operoso entro la scadenza prevista per l'invio della dichiarazione dei redditi dell'anno successivo. In futuro, il termine verrà allungato e si potrà correggere le irregolarità finché il fisco non ha rilevato l'evasione delle tasse. Resta il divieto di effettuare questa procedura se il contribuente ha già ricevuto ispezioni, controlli e richieste di pagamento da parte dell'Agenzia delle Entrate (compresi gli avvisi bonari con sanzioni ridotte).

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Le sanzioni

Chi si mette in regola col fisco e corregge gli errori dovrà comunque pagare delle sanzioni, seppure in misura ridotta. L'"ammenda” viene abbassata a 1/10 della sanzione minima prevista per legge se il pagamento delle somme avviene con 30 giorni di ritardo e sale poi progressivamente nel tempo fino ad arrivare a 1/6 (sempre in rapporto alla sanzione minima prevista per legge) se la regolarizzazione avviene dopo l'invio della dichiarazione dei redditi dell'anno successivo.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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