Professionisti e Pos: l’obbligo resta, ma senza sanzioni
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Professionisti e Pos: l’obbligo resta, ma senza sanzioni

Il ministero dell’Economia ha deciso di non punire gli studi che non dovessero consentire i pagamenti elettronici

La partita sull’obbligo di dotarsi di Pos, che ha visto sfidarsi in questi mesi professionisti da una parte e governo dall’altra, si può tranquillamente dire che alla fine sia finita all’italiana, ovvero in parità. Da una parte infatti Palazzo Chigi conferma l’obbligo secondo cui gli studi professionali debbano permettere ai clienti di pagare con carte di credito o bancomat; dall’altra le categorie professionali ottengono che il mancato rispetto di tale prescrizione non preveda sanzioni. Insomma, l’esecutivo salva la faccia, e gli studi professionali si salvano da eventuali pesanti multe.

POS, I PROFESSIONISTI NON CI STANNO

Eppure a un certo punto lo scontro era stato particolarmente infuocato, con l’Ordine degli architetti che decise di presentare addirittura un ricorso al Tar, poi bocciato, contro l’obbligo per i professionisti di dotarsi appunto di postazione Pos. Secondo il mondo delle professioni infatti, la decisione in questione rappresentava un favore, neanche tanto nascosto, alle lobby bancarie, che avrebbero guadagnato dalle provvigioni sulle transazioni elettroniche. Sulla stessa lunghezza d’onda e con toni altrettanto critici si erano espressi poi anche gli avvocati, preoccupati anch’essi che un siffatto obbligo avrebbe rappresentato, soprattutto per i piccoli studi e per i professionisti indipendenti, un semplice aggravio di spesa. Ora ecco quindi la soluzione che come al solito è stata trovata nelle pieghe, sempre molto flessibili, della legge.

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In pratica, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare sulla questione, il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, ha fato sapere che l’interpretazione che il ministero intende dare della vicenda, è che saremmo di fronte tecnicamente, più che a un obbligo,a un onere del professionista. Questo significa che gli studi dovranno mettere a disposizione il Pos per quei clienti che decidessero di pagare con carte di credito bancomat. Nel caso ciò non avvenga si ricadrebbe nella fattispecie che la legge definisce mora del creditore, che però non libera il debitore dall’obbligazione. In pratica il cliente potrebbe chiedere di tenere in sospeso il pagamento, che dovrà comunque effettuare, finché non gli sarà consentito di estinguere il proprio debito nelle forme che la legge consente, ossia nel caso in esame, anche con strumenti elettronici.

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In ogni caso però, il professionista “inadempiente” non sarà soggetto a nessuna sanzione da parte dello Stato. Al netto delle sottigliezze giuridiche, è facile dunque immaginare che nella realtà  professionisti e clienti chiariranno fin dall’inizio le modalità di pagamento, in modo da evitare qualsiasi inconveniente di questa natura.  Resta sullo sfondo il tema della diffusione dei pagamenti elettronici, su cui il governo intendeva spingere come strumento di lotta all’evasione fiscale. Un intendimento da cui l’esecutivo non sembra comunque voler recedere. C’è da credere dunque che il tema dell’obbligo del Pos negli studi professionali possa in un prossimo futuro tornare di attualità, magari riuscendo a convincere le banche ad adottare nel caso specifico tariffe più basse di quelle abitualmente praticate sui pagamenti con carte di credito e bancomat. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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