Poste Italiane, i buoni fruttiferi meglio dei Bot
Economia

Poste Italiane, i buoni fruttiferi meglio dei Bot

Si chiamano Bfp Renditalia e offrono un interesse superiore a quello dei Buoni del Tesoro semestrali, ma costano meno

Rendono più di un Bot , ma costano meno. E’ questa la caratteristica (tutt’altro che trascurabile) dei Bfp Renditalia, i nuovi buoni fruttiferi postali che hanno debuttato agli inizi di aprile. Si tratta di strumenti d’investimento che vengono distribuiti in esclusiva dagli sportelli del gruppo Poste Italiane e che hanno lo stesso profilo di rischio dei titoli di stato, essendo emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti (che è controllata dal ministero dell’Economia).

QUANTO RENDONO I BUONI POSTALI

In particolare, i Bfp Renditalia sono stati creati per quei risparmiatori abituati a investire nei Buoni del Tesoro di breve scadenza come i Bot a 6 mesi, che oggi offrono un interesse abbastanza risicato: appena lo 0,83% lordo su base annua, corrispondente a poco più dello 0,72% netto. I nuovi buoni fruttiferi sono invece un po’ più generosi e garantiscono un rendimento indicizzato a quello del Bot semestrale, a cui viene però aggiunto un differenziale dello 0.5%, per un totale di circa l’1,3% lordo su base annua (1,14% netto circa). Non è moltissimo, ma è comunque una manciata di punti in più, che certo non fa dispiacere a chi vuole far fruttare la liquidità nel breve periodo, senza correre rischi.

Più che gli interessi superiori a quelli dei Bot, però, il pregio dei Bfp Renditalia è soprattutto quello di essere totalmente esenti da costi. Chi compra i buoni fruttiferi postali, infatti, non paga commissioni di collocamento, di custodia  o d’intermediazione, come invece è costretto a fare chi acquista un titolo di stato. Per negoziare un Buono del Tesoro, infatti, le banche richiedono di solito ai clienti dei balzelli tra lo 0,1 e lo 0,5% del capitale investito per le operazioni di compravendita, a cui vanno aggiunti i costi per l’apertura di un deposito-titoli, che comporta una spesa di diverse decine di euro all’anno. Si tratta di cifre in apparenza irrisorie ma che, messe tutte assieme, possono pesare in maniera rilevante sul portafoglio di un piccolo investitore.

Dal punto di vista fiscale, invece, i buoni postali e i titoli di stato subiscono lo stesso trattamento: entrambi sono soggetti a una tassazione del 12,5% sui rendimenti maturati, molto più bassa dell'aliquota del 20% che colpisce invece quasi tutti i prodotti finanziari venduti nel nostro paese, dai conti correnti alle obbligazioni fino ai titoli azionari.

Tuttavia, va ricordato che i Bfp Renditalia (oltre al pregio di essere poco costosi) hanno anche un difetto: chi li compra, deve tenerli nel portafoglio  per un po’ di tempo, prima di poter incassare i rendimenti (mentre gli interessi dei Bot vengono liquidati in un anticipo, al momento della sottoscrizione del titolo). I guadagni garantiti da questi buoni fruttiferi, che hanno una durata massima di 5 anni, vengono infatti riconosciuti all’investitore soltanto dopo 12 mesi dall’acquisto, anche se il capitale versato (senza gli interessi) è comunque liquidabile in qualsiasi momento. Inoltre, non va dimenticato neppure che gli interessi del Bfp Renditalia non sono predeterminati e possono variare nel tempo, visto che sono indicizzati a quelli del Buoni dl Tesoro a 6 mesi. In pratica, i buoni postali emessi ad aprile garantiranno un rendimento dell’1,3% lordo su base annua per il prossimo semestre, calcolato  tenendo conto dell’ultima asta dei Bot di marzo. Da ottobre in poi,  invece, gli interessi verranno adeguati a quelli del prossimo Buono del Tesoro semestrale, che verrà emesso all’inizio di autunno.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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