Petrolio, le prospettive dei prezzi dopo l'accordo con l'Iran
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Economia

Petrolio, le prospettive dei prezzi dopo l'accordo con l'Iran

L'intesa sul nucleare raggiunta da Teheran con la comunità internazionale dovrebbe spingere al ribasso le quotazioni del greggio. Ecco perché

Quasi 58 dollari al barile, un punto e mezzo percentuale in meno rispetto a ieri. E' il prezzo registrato oggi dal petrolio, in particolare dal contratto Brent sul greggio del Mare del Nord, dopo l'accordo storico siglato ieri all'Iran con gli Stati Uniti e l'Europa sul nucleare. Il perché di questa flessione dell'oro nero sui mercati non è difficile da capire: grazie all'intesa appena firmata, il governo di Teheran esce finalmente dall'isolamento e può tornare a giocare il ruolo di grande esportatore petrolifero su scala internazionale.

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Visto che sul mercato sta per arrivare una montagna di barili, dunque, le quotazioni del greggio battono la ritirata, seguendo un percorso che è già iniziato da oltre un anno (e si è interrotto solo con qualche saltuario rimbalzo). Basti pensare che nell'estate del 2014, cioè circa 12 mesi fa, un barile di Brent aveva un prezzo vicino a 110 dollari, circa il doppio rispetto a quello che si registra oggi. Chi ha puntato sull'oro nero nell'ultimi anno, insomma, non ha fatto certo un buon affare. Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi? E' proprio questo l'interrogativo su cui si confrontano oggi gli operatori dei listini e gli analisti delle case d'affari, divisi tra chi spera in un rimbalzo delle quotazioni (almeno mini) e chi prevede ancora prezzi all'ingiù.


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A ben guardare, il fronte dei sostenitori del rimbalzo sta perdendo pezzi, anche se l'accordo con l'Iran era già stato in gran parte scontato dai mercati nei giorni scorsi. I numeri, al momento, sembrano dare ragione ai ribassisti. Oggi, infatti, l'Iran esporta circa 1 milione di barili di greggio al giorno, un terzo delle quantità che riusciva a piazzare sul mercato prima di essere isolato a livello internazionale. Per tornare a quelle cifre, occorrerà aspettare un bel po' e gli analisti stimano almeno 12 mesi di attesa per vedere 1 milione di barili in più sul mercato. Qualunque sia la capacità produttiva di Teheran, però, non va dimenticato quanto scritto nell'ultimo report mensile dell'Agenzia internazionale per l'energia (Iea), pubblicato pochi giorni fa. Secondo questo organismo, la domanda mondiale di greggio sarà fiacca per tutto il prossimo anno, raggiungendo la soglia di 1.2 milioni di barili al giorno nel 2016, contro gli 1,8 milioni di barili giornalieri toccati invece nei primi mesi del 2015. Ecco perché alcune case d'affari come Goldman Sachs, di fronte a un'offerta comunque in crescita e a una richiesta di petrolio in calo, prevedono che le quotazioni del Brent non andranno oltre una media di 58 dollari al barile nel 2015 e di 62 dollari nel 2016, con il rischio di potenziali e ulteriori ribassi. L'oro nero a 100 dollari, insomma, è soltanto un lontano ricordo.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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