'Giustizia più veloce? Usate di più l’arbitrato'
Economia

'Giustizia più veloce? Usate di più l’arbitrato'

C’è una via per risparmiare tempo e denaro nelle cause. Lo spiega il presidente della Camera arbitrale

«Non è lo Stato che aiuta noi, ma siamo noi ad aiutare lo Stato» dice il presidente della Camera arbitrale italiana, Bernardo Blasio, che dal 1995 insieme a una folta schiera di avvocati, accademici e magistrati si impegna per diffondere la cultura e il metodo dell’arbitrato come alternativa alla giustizia ordinaria. In pochi sanno di potere ricorrere a una «giustizia privata» con alcuni vantaggi. La procedura arbitrale, a conclusione della quale è emesso un lodo dotato della medesima efficacia esecutiva di una sentenza ordinaria, non può durare più di 240 giorni: un bel guadagno di tempo se pensate alla durata media (7 anni) di un procedimento civile ordinario. Inoltre, mentre i costi di un processo di stato sono incerti e lievitano a ogni grado di giudizio, l’arbitrato si caratterizza per costi certi e definiti (sul sito www.cameraarbitraleitaliana.it è pubblicato un tariffario).

Se poi in un giudizio civile le spese giudiziali sono solitamente compensate tra le parti e gravano in media sul soccombente per il 50 per cento, nel caso di giudizio arbitrale avviene di norma che chi perde paga la totalità delle spese procedurali. «A fronte di un carico di 5 milioni di procedimenti civili pendenti e di un esborso di 200 milioni di euro solo nel 2011 a titolo di risarcimento per l’irragionevole durata dei processi» spiega Blasio «l’arbitrato offre un rimedio efficace ed efficiente». L’istituto, a oggi confinato ai contratti commerciali di alto valore, potrebbe risultare vantaggioso al comune cittadino per fare fronte a casi di malasanità, compravendite immobiliari, ogniqualvolta si realizza una coincidenza di interessi tra le parti. L’interesse coincidente, neanche a dirlo, è la celerità nel giungere a una soluzione.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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