Cosa significano i tassi interbancari sottozero
CARLO CARINO / Imagoeconomica
Economia

Cosa significano i tassi interbancari sottozero

Crollano gli interessi sugli scambi tra le banche, segno dell'efficacia della cura Draghi ma anche della debolezza dell'Europa periferica

Segnatevi questa data: 28 agosto 2014. Per la prima volta il tasso Eonia, "fratello" minore e molto meno famoso dell'Euribor (talvolta, è chiamato dagli addetti ai lavori, appunto, Euribor overnight), che sta a indicare il costo degli scambi di denaro tra le banche a fine serata, quando sono chiamate a cercare coperture degli impieghi, è sceso in territorio negativo: -0,004%.

A inizio anno era allo 0,152%, dodici mesi prima all’1,131%. Quando si temeva la rottura dell’area euro, a fine 2011, ha segnato lo 0,872%, rimanendo decisamente a livelli inferiori rispetto al 4,296% toccato in piena crisi subprime, nel settembre 2008.

Fino al 2007, infatti, i due tassi "fratelli", Euribor ed Eonia, viaggiavano appaiati con pochi punti base di differenza, ma gli effetti della crisi finanziaria sui mercati interbancari, che ha fatto salire i rischi di liquidità e di controparte, hanno aumentato il divario tra di essi.

Tornando al 2014, da inizio anno l'andamento di Eonia è stato alquanto volatile, segno di un’instabilità nel sistema bancario europeo (pur in eccesso di riserve, le banche evitavano di prestarsi i soldi tra loro), ma dopo l'azione della Bce a inizio estate è cominciato a calare per poi immergersi.

E nelle prossime settimane potrebbe continuare a scendere: secondo la banca americana JP Morgan fino a -0,050%, dopo le attese aste di liquidità della Bce.

Ma come si è arrivati a quest’era di "tassi sottozero" e cosa nasconde questa percentuale? Gli esperti sono divisi. Secondo MarketWatch (il blog di analisi dei mercati del sito del Wall Street Journal) è una conferma dell'efficacia della cura Draghi (tassi di deposito in territorio negativo): i tassi interbancari scendono quando c'è un clima di fiducia tra gli istituti e c'è un eccesso di riserve. Draghi, insomma, voleva sbloccare il mercato dei prestiti bancari e sembra esserci riuscito.

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Per convincere gli istituti a riaprire i rubinetti e irrigare l'economia reale, l’Eurotower lo scorso giugno aveva portato a -0,1% il tasso sui depositi presso la Bce, creando una sorta di "tassa" che le banche avrebbero dovuto pagare per depositare questa liquidità e rendendo a tutti gli effetti meno conveniente parcheggiare i soldi a Francoforte.

A spingere al ribasso il tasso Eonia, inoltre, sono anche le attese di ulteriori tagli alla riunione di domani, giovedì 4 settembre.

I tassi interbancari negativi, tuttavia, hanno anche un "lato oscuro". Lo ha fatto notare un’analisi dell’agenzia Reuters, che parla di "crepe nel sistema bancario".

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Per gli esperti dell’agenzia finanziaria britannica, i tassi negativi indicano anche che gli istituti dei paesi nordici, soprattutto di Germania e Olanda, che hanno un maggior peso all'interno dell'indice, preferiscono rimetterci qualcosa per prestarsi i soldi a vicenda o agli istituti più solidi piuttosto che darli alle banche spagnole, italiane, portoghesi e greche, che hanno bisogno di cash e dipendono molto di più dalla Bce per la liquidità.

Cosa cambia, infine, con un tasso Eonia negativo, per i risparmiatori? Dipende. La grande maggioranza di prestiti e mutui sono legati all’Euribor: lo scorso 28 agosto quello a 3 mesi ha toccato lo 0,167%, a 6 mesi lo 0,252% e a 12 mesi lo 0,420%.

Diverso il discorso, invece, per chi ha investito i propri soldi in prodotti derivati o tramite alcuni contratti finanziari: l’Eonia è utilizzato come riferimento per indici, Etf monetari, futures, certificate, depositi vincolati, pronti contro termine, obbligazioni indicizzate, operazioni di stock lending.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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