Buoni fruttiferi trentennali, cosa fare con quelli in scadenza
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Economia

Buoni fruttiferi trentennali, cosa fare con quelli in scadenza

Chi ha sottoscritto nel 1984 dei prodotti d'investimento postali, rischia di ottenere meno del previsto. Ecco come comportarsi quando i conti non tornano

Meno interessi del previsto. E' l'amara sorpresa che hanno dovuto subire molti risparmiatori italiani che, più di 30 anni fa, hanno sottoscritto dei Buoni Fruttiferi Postali (Bfp), quando ancora questi strumenti finanziari offrivano un rendimento a due cifre. Dopo aver conservato nel portafoglio i Bfp fino alla scadenza, cioè per ben 6 lustri, diversi investitori si sono visti spesso rimborsare negli ultimi anni un capitale inferiore a quello previsto inizialmente nel contratto. Altri risparmiatori subiranno probabilmente la stessa sorte entro il prossimo 31 dicembre, quando andranno in scadenza alcuni buoni postali emessi nel 1984. Secondo alcune associazioni dei consumatori, però, ci sono dei margini per intraprendere un'azione legale e per chiedere la restituzione di una somma superiore a quella corrisposta. Ecco, di seguito, una guida per capire come si è giunti a questa situazione e qualche consiglio sul da farsi.


La Legge Gava-Goria

Con un decreto legislativo del giugno 1986 (subito ribattezzato legge Gava-Goria), gli interessi corrisposti sui Buoni Fruttiferi emessi nella prima metà degli anni '80 furono improvvisamente ridotti, rispetto a quanto era invece stabilito in origine. In molti contratti era infatti riportata una tabella che indicava già l'ammontare dei rendimenti spettanti ai risparmiatori, nel caso in cui avessero mantenuto i Bfp nel portafoglio sino alla scadenza. Quei valori vennero però modificati, ovviamente al ribasso, con un provvedimento molto discutibile.

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Le sentenze della Cassazione

Nel giugno del 2007, accogliendo un ricorso presentato da un risparmiatore, la Cassazione ha stabilito che le condizioni previste in origine nei contratti dei Buoni Fruttiferi Postali avevano un valore “prevalente”, rispetto alle modifiche sopraggiunte negli anni successivi, dopo l'approvazione della legge Gava-Goria. Secondo le associazioni dei consumatori, il pronunciamento della suprema corte apre la strada ad altri possibili ricorsi da parte degli investitori che, negli anni '80, hanno sottoscritto i Bfp.

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Non illudersi troppo

Non bisogna però illudersi troppo sulla effettiva possibilità di vedersi rimborsata una somma superiore a quella oggi riconosciuta negli uffici postali ai possessori dei Bfp trentennali giunti alla scadenza. La riduzione degli interessi è stata infatti eseguita dalle Poste in base a una una precisa norma che, come già ricordato in precedenza, è entrata in vigore quasi 18 anni fa. Secondo le associazioni dei consumatori, però, la sentenza della Cassazione del 2007 ha cambiato le carte in tavola e ha stabilito che quella legge non può essere applicata, almeno ad alcune categorie di Buoni Postali (per esempio a quelli della serie O, collocati fino al 1984). Ogni situazione va dunque valutata caso per caso, visto che il pronunciamento dei giudici nel 2007 riguardava una specifica vicenda. Inoltre, secondo alcuni avvocati, bisogna anche verificare se il risparmiatore è stato a suo tempo adeguatamente informato del cambio dei tassi di interesse.

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Non c'è fretta per incassare

Chi ha dubbi sulla correttezza della somma liquidata alla scadenza dei Buoni Postali sottoscritti più di 30 anni fa, non deve però avere fretta nell'incassare i soldi. Il diritto a ottenere il rimborso, infatti, si prescrive nell'arco di dieci anni. Prima di riscuotere, dunque, è bene consultarsi con un'associazione dei consumatori e richiedere la consulenza di un esperto o di un avvocato, in modo da verificare se ci sono delle anomalie nel conteggio.


A chi chiedere assistenza

Sono tante le associazioni dei risparmiatori che si sono occupate della questione dei Buoni Fruttiferi Postali emessi prima del 1986. Una delle sigle più attive su questo fronte è stata il Codici. Hanno trattato la vicenda anche gli esperti dell'Adusbef, di Federcosumatori, dell'Aduc e del Codacons.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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