I motivi della discesa dello spread
Economia

I motivi della discesa dello spread

L'Italia continua ad essere un sorvegliato speciale della Ue: preoccupa il debito pubblico. Ma ecco perché gli investitori stranieri continuano a fare man bassa dei nostri titoli di Stato

I mercati snobbano la bocciatura di Bruxelles. Nonostante l’avvertimento lanciato mercoledì dal commissario  agli Affari economici Olli Rehn all'Italia per gli "squilibri eccessivi" nei conti pubblici che potrebbero portare anche a sanzioni finanziarie per il nostro paese, lo spread Btp – Bund, che misura il differenziale tra i rendimenti dei titoli decennali italiani con gli omologhi tedeschi (benchmark dell'Eurozona), si è portato ai minimi dal 2010 sotto i 180 punti base, tornando così ai livelli pre – crisi, con il tasso sul titolo decennale sceso al 3,37%.

I mercati stanno dando fiducia al nostro paese sul lungo periodo, visto che a un rendimento più basso corrisponde un minor rischio emittente?

Forse è presto per cantare vittoria, anche se la speranza è che i tassi restino su questi livelli anche nei prossimi dieci mesi, permettendo così al nostro paese di risparmiare ben 15 miliardi di euro degli 80 – 90 miliardi che paga ogni anno in interessi sul debito.

Una "tassa" di oltre 1.300 euro che ogni italiano si porta dietro dall'autunno del 2011, quando il rischio percepito dagli investitori era quello di una eventuale rottura dell'Eurozona (e di un possibile default multiplo dei paesi mediterranei, tra cui l’Italia) e lo spread Btp – Bund schizzò fino a quasi 600 punti base, portando alle dimissioni il premier di allora, Silvio Berlusconi.

Il messaggio dei tecnici guidati da Rehn è chiaro: l’Italia è rimasta pressoché immobile nell’ultimo anno, continuando a portarsi sulle spalle l’enorme fardello del debito pubblico, la cui sostenibilità in un contesto di bassa crescita e alta disoccupazione potrebbe "rilanciare le tensioni sui mercati".

Eppure, nonostante l'Europa ci stia ricordando come sia cambiato poco dalla fine del governo Monti, i titoli di Stato italiani continuano ad apprezzarsi (e quindi i rendimenti, che vanno in direzione opposta ai prezzi, a diminuire).

Che cosa ha convinto, quindi, gli investitori stranieri a fare man bassa dei nostri titoli, nonostante gli scarsi risultati prodotti, a detta di Bruxelles, dal governo Letta?

Secondo gli analisti, a spingere al ribasso lo spread hanno contribuito diversi fattori: il dato sull'andamento del comparto manifatturiero e i servizi dell’Eurozona a febbraio (salito oltre le attese a 53,3 punti), che segnala l’incremento di velocità della ripresa nell’area euro, ma anche la fuga di capitali che da inizio anno ha interessato i paesi emergenti, innescata dal ridimensionamento degli stimoli monetari a sostegno dell’economia americana da parte della Fed, la banca centrale USA, e dal rallentamento dell’economia cinese.

Gli investitori, infatti, stanno cercando di riposizionarsi su titoli più sicuri, come quelli dei paesi occidentali, ma più redditizi di titoli quali il Bund tedesco, senza contare l’effetto ombrello offerto della Bce, guidata da Mario Draghi, che continua a rassicurare i mercati sulla tenuta dell’area comune.

Non scordiamoci, però, che l'Italia è ancora classificata come emittente di qualità medio - bassa (il rating è BBB per S&P e Baa per Moody’s), a un passo dai cosiddetti titoli spazzatura (junk bond), che offrono i rendimenti più alti proprio per un elevato rischio di insolvenza.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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