Btp o Bund, quale comprare?
Economia

Btp o Bund, quale comprare?

I triennali italiani viaggiano al 2,64% a livelli pre - crisi, mentre i tassi tedeschi tornano sotto zero

Btp e Bund. I primi li conosciamo bene: sono i nostri titoli di Stato a medio – lunga scadenza. I secondi da un anno a questa parte fanno parte del linguaggio comune: sono i titoli di Stato della Germania, la prima della classe in Europa, parametro di riferimento per l’Eurozona.

Li si accosta spesso alla parola spread , ossia la differenza tra i rendimenti tra i titoli governativi tedeschi e quelli di un altro paese membro.

Un termine che interessa molto i politici, la Ue, la Bce e i cittadini: è il termometro della percezione sui mercati di un paese. In questi giorni, per esempio, il differenziale tra i decennali italiani e quelli tedeschi viaggia intorno ai 360 punti, quello della Spagna, considerata oggi più a rischio, a 430 punti.

Tutti noi in qualità di investitori, invece, dovremmo concentrarci soprattutto su un altro termine: il rendimento.

La domanda da farsi, infatti, quando si fa shopping sui mercati finanziari è una: sono a caccia di guadagni, rischiando magari un pochino, o voglio nascondere i soldi sotto il materasso?

Comprare oggi unBund equivale alla seconda scelta. Per dire, all’asta di mercoledì 14 novembre i titoli di Stato tedeschi a 2 anni, gli Schatz con scadenza giugno 2014, che sono gli analoghi dei nostri Bot, hanno registrato dopo cinque mesi un rendimento negativo (-0,02%).

Significa che se avete investito 10.000 euro in queste obbligazioni tedesche, fra due anni ve ne ritrovate in tasca un po' di meno. Alla scadenza, infatti, il titolo non sarà rimborsato a cento.

E perché i titoli tedeschi continuano ad andare lo stesso a ruba sui mercati? È presto detto: gli investitori preferiscono una piccolissima perdita o rendimenti quasi nulli pur di preservare i loro capitali.

Non hanno tutti i torti: scappano di fronte a un Europa dominata dalle tensioni sulla Grecia e sulla Spagna e, soprattutto, dalla possibile caduta nel cosiddetto precipizio fiscale (fiscal cliff) degli USA derivante dallo scatto automatico a inizio 2013 di tasse e tagli alla spesa pubblica che porterebbe a una riduzione del 4% del Pil.

Ecco, in questo contesto il Bund e i suoi fratelli (Schatz e Bobl) sono considerati, alla pari dei titoli governativi olandesi, per esempio, i beni rifugio per eccellenza, ossia il luogo ideale dove parcheggiare liquidità in attesa che passi la tempesta. Un po’ come mettere i soldi in cassaforte, o appunto sotto il materasso.

Diverso il discorso per i titoli di Stato italiani (Btp, Bot, Cct e Ctz), che da un anno a questa parte sono diventati un investimento interessante, anche se lo spread ci ha fatto passare notti insonni per molti mesi.

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Certo mercoledì i triennali all’asta sono tornati ai livelli pre- crisi raccogliendo il massimo offerto (3,5 miliardi) e registrando un magro 2,64%, meno di quanto offrono oggi, per esempio, molti conti deposito.

Un rendimento inoltre lontanissimo da quel ghiotto 7,89% dello scorso novembre, che portò al cambio di governo : l’Italia allora era considerata dagli investitori a rischio di insolvenza e c’era bisogno di un segnale forte sui mercati.

Per un risparmiatore investire 10.000 euro nel triennale italiano significava prendere 789 euro l'anno oltre al rimborso a scadenza dei 10.000 euro.

Passati 12 mesi dall'insediamento di Monti a Palazzo Chigi (e il paese, ovviamente, ringrazia) il rendimento per il triennale è sceso a meno della metà: lo stesso investitore oggi si porta a casa 264 euro annui nei tre anni successivi. Comunque, sempre meglio che perderne una manciata comprando titoli tedeschi.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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