Bot a tasso zero, perché qualcuno li compra ancora
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Economia

Bot a tasso zero, perché qualcuno li compra ancora

I Buoni del Tesoro semestrali non danno rendimenti. Ma le banche e i fondi continuano ad acquistarli, mentre i risparmiatori cercano alternative

Zero assoluto. E' il rendimento garantito dai Buoni Ordinari del Tesoro (Bot) con scadenza semestrale, andati in asta oggi. Chi li acquista, non porta a casa nemmeno un briciolo di guadagno. Anzi, ci rimette pure qualcosa, se si tiene conto delle commissioni richieste dalle banche per la sottoscrizione dei titoli (0,1%) o del peso delle tasse, in particolare dell'imposta di bollo che è pari allo 0,2% del capitale investito.


Titoli di stato, quei Bot sempre più avari


E allora, viene da chiedersi, che senso ha oggi investire nei Bot? Domanda tutt'altro che campata in aria, almeno per i piccoli risparmiatori privati. Eppure, nell'asta odierna, la richiesta di titoli è risultata superiore di quasi due volte l'offerta: a fronte di 6,5 miliardi di euro di buoni offerti, la domanda sul mercato ha raggiunto gli 11,5 miliardi. A comprare, però, quasi sicuramente sono stati per lo più gli operatori istituzionali, cioè le banche e i fondid'investimento che hanno comunque bisogno di esporsi sui titoli del debito italiano, per diversificare il proprio portafoglio. Anche perché, andando in giro per l'Europa, non si trovano certo molte obbligazioni governative più redditizie dei Bot. Basti pensare che i Bund, i titoli di stato tedeschi, anche nelle lunghe scadenze decennali (che di solito sono assai più redditizie di quelle brevi) oggi danno un rendimento di appena lo 0,15% lordo. Più o meno la stessa situazione si registra con gli Oat, i buoni del tesoro francesi che, per le emissioni con durata a 5 anni, sono stati collocati nell'ultima asta con un rendimento negativo: -0,03%.


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Per portare a casa qualche decimo di punto in più di guadagno, investendo nei titoli di stato europei, bisogna per forza indirizzarsi sui paesi un po' meno solidi finanziariamente come il Portogallo, le cui obbligazioni governative danno un rendimento dell'1,9% lordo nelle scadenze decennali. Ovviamente, c'è un particolare importante da non trascurare: se l'interesse è più alto, anche il rischio è più elevato. Lo stesso ragionamento, in parallelo, può essere fatto anche per i conti di deposito delle banche, che oggi sono diventati abbastanza avari ma sono indubbiamente più redditizi dei Bot. Scegliendo i prodotti più generosi sul mercato, come quelli offerti da Widiba, Mediolanum, IngDirect, Banca Etica e Banca Dinamica, si ottiene per esempio un interesse tra l'1,5 e il 2,5% lordo su base annua (1,1-1,8% netto). Non va dimenticato, però, che i conti di deposito non hanno certo un profilo di rischio migliore dei titoli di stato. Quando un paese attraversa delle difficoltà finanziarie, infatti, anche la solvibilità del suo sistema bancario viene inevitabilmente messa a dura prova.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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