La Russia e lo spettro della recessione
ANSA
Economia

La Russia e lo spettro della recessione

Crescita zero, fuga di capitali e la crisi ucraina che appesantisce le già evidenti difficoltà economiche russe. E il peggio deve ancora arrivare

Dopo lo spettro della guerra, quello della recessione. La Russia inizia a sentire gli effetti dell'escalation della crisi ucraina. "Una recessione tecnica è possibile già in questo trimestre", ha ammesso Alexey Ulyukaev, ministro dell'Economia della Federazione Russa. E questo potrebbe essere solo l'inizio di una spirale sempre più onerosa per Mosca. Più si aggravano le tensioni fra Mosca e Kyiv, più si aggrava la congiuntura economica russa.

Leggi anche: 3 motivi per cui la Russia non può sostenere la guerra in Ucraina

Il presidente russo Vladimir Putin non sembra preoccuparsi troppo dei risvolti economici della crisi ucraina, ma la situazione sta peggiorando di giorno in giorno. Il ministro Ulyukaev non ha usato mezzi termini: "La crescita del Pil potrebbe calare fino a quota 0,0% o 0,1% nel trimestre in corso". La prima conseguenza sarebbe l'entrata di Mosca in una recessione tecnica, che potrebbe peggiorare di pari passo all'aumento delle sanzioni economiche di Stati Uniti ed Europa. "Non è ancora possibile fare stime più dettagliate", ha aggiunto Ulyukaev. E ora il timore è che il dato finale possa registrare una contrazione ancora più marcata. Da una possibile espansione economica del 2,5% su base annua a una recessione. È questo l'incubo dentro il quale sta piombando Mosca e che potrebbe impattare anche sull'Europa, data l'interconnesione fra le due economie.

Dopo il taglio delle stime di crescita da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e da parte della World Bank, ora è arrivata la conferma più importante, quella del ministero dell'Economia. Nelle scorse settimane il FMI aveva messo in guardia il Cremlino sull'impatto della crisi ucraina, ma l'allarme è passato inosservato. Anzi, Mosca aveva ribadito che non c'era alcun pericolo. Nel frattempo, tuttavia, la banca centrale russa si era detta pronta a sostenere l'economia tramite azioni sul mercato valutario, in modo da supportare il rublo nel cross con le altre divise. "Non sono escluse delle azioni straordinarie, tutto è possibile", aveva detto Elvira Nabiullina, presidente dell'istituzione monetaria russa. Alla luce della possibile recessione, è plausibile l'idea che nei prossimi due mesi avvengano altri tagli ai tassi d'interesse e massicce vendite di dollari sul mercato forex. In altre parole, il preludio a un conflitto finanziario che, almeno a parole, è già iniziato.

Leggi anche: Ucraina, Crimea e le velleità russe

Le sofferenze di Mosca non sono poche e le armi a sua disposizione sono sempre meno. Dall'inizio dell'anno il flusso di capitali in uscita dal Paese è stato significativo. Secondo i calcoli di Bank of America-Merrill Lynch si è superata quota 160 miliardi di euro, circa 220 miliardi di dollari. Numeri confermati anche dalla Banca Centrale Europea (BCE). Si tratta di una cifra molto superiore rispetto a quelle previste dal ministero delle Finanze della Federazione Russa, che in marzo aveva stimato un capital flight (fuga di capitali) di circa 51 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2014. "Si sta registrando una fuga di capitali simile a quella osservata dopo il fallimento di Lehman Brothers nel 2008", fa notare la banca tedesca Deutsche Bank in una nota di inizio settimana. Anche in questo caso, la tendenza vede un peggioramento nel prossimo trimestre, in assenza di una risoluzione delle turbolenze geopolitiche. Non si può escludere infatti che già a fine maggio si sia superata quota 250 miliardi di dollari. Un quadro che potrebbe incidere in modo rilevante sul sistema bancario russo, costringendo diversi istituti di credito a ricapitalizzazioni non attese. Se quest'ultima ipotesi si concretizzasse, sarebbe quasi impossibile per le banche russe trovare capitali freschi sul mercato, complice l'emarginazione finanziaria in corso. Ciò significherebbe un intervento statale in aiuto al sistema capace di incrementare la recessione.

Il peggio, spiega Morgan Stanley in una nota, deve ancora arrivare. "In caso di prolungamento delle ostilità con l'Ucraina è legittimo attendere un inasprimento delle sanzioni economiche, che potrebbero alimentare il capital flight", ha scritto la banca statunitense. Traduzione: la Russia rischia un completo isolamento finanziario. E non è un caso che un sondaggio condotto da HSBC fra gli investitori istituzionali la scorsa settimana abbia rivelato che le attese sono per una contrazione degli investimenti in immobilizzazioni materiali pari al 2,5% su base annua. Meno investimenti, meno crescita, più fuga di capitali, più autarchia. Uno scenario sempre più realistico per la Russia di Putin.

Leggi anche: la guerra finanziaria Russia-Usa

I più letti