Perché per gli "antagonisti" siamo tutti un po' fascisti
Ansa/Massimo Percossi
Economia

Perché per gli "antagonisti" siamo tutti un po' fascisti

Dagli abitanti di Tor Sapienza alle Sentinelle in piedi, da Fedez a Renzi. Così i "resistenti" vogliono restare aggrappati al passato invece di risolvere i problemi.

Se uno prendesse sul serio quello che legge dovrebbe concludere che quando esce di casa ha più probabilità di incrociare un fascista che un cane. Basta leggere. Per Michele Serra le "Sentinelle in piedi" sono "cattofascisti", per Repubblica i leghisti sono "fascisti del nord" e gli italiani di Tor Sapienza che protestano contro gli immigrati sono fascio-romani e se un esponente del Pd fa rilevare che nelle periferie i problemi di convivenza con gli immigrati esistono davvero, diventa subito esponente del "fascismo rosso". Sono fascisti anche i poliziotti, "fascistelli illetterati" sono quelli del M5S quando non ammettono opinioni diverse da quelle di Grillo, sono "fascisti e razzisti" i ragazzi di una lista universitaria che si è candidata alle elezioni in una Università romana. Spesso anche i mafiosi sono "neofascisti" mentre a Terni chi protesta contro gli immigrati sono "proto-fascisti". Secondo alcuni tra quelli che hanno pagato 1000 euro per cenare con Matteo Renzi c'erano anche "manager nostalgici e giovani neofascisti". E anche quelli che minacciano il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei sono "fascistelli". Esiste poi il "fascismo implicito", il "fascismo potenziale" e il "fascismo del terzo millennio". C'è anche il proto-fascismo, lo pseudo-fascismo e, ovviamente, il neofascismo. Nelle scuole si urlano slogan come "Scuola classista, politica fascista" (rivolto a chi vuole la scuola privata) mentre perfino il musicalmente innocuo Fedez (il rapper vicino ai grillino) è stato accusato di essere un fascista così come anche l'inutile legge di Stabilità di Matteo Renzi, definita "fascista" dall'assessore lombardo al Bilancio Garavaglia (che, essendo della Lega, è un "fascita del nord"). Ovviamente sono "fascisti" gli omofobi (qualunque cosa significhi questa parola) e gli obiettori di coscienza. Chi protesta contro le tasse troppo alte è affetto da "fascismo implicito" perché non riconosce la funzione taumaturgica del fisco che è quella di redistribuire la ricchezza. La sua. E siccome la ricchezza è borghese e siccome il borghese è naturaliter di destra, allora chi protesta contro le tasse è chiaramente un fascista. Fascista è anche chi chiede più meritocrazia, più efficienza e più concorrenza nei servizi pubblici e questo significa che, di fatto, ogni liberale è fascista, me compreso. Il fatto che il fascismo, quello vero, non fosse affatto meritocratico e per niente liberale è un dettaglio.

La verità è che l'appellativo di "fascista" è il modo più sbrigativo per risolvere qualsiasi problema, respingere qualsiasi richiesta, annullare qualsiasi posizione culturale. Se tutti quelli che protestano contro gli immigrati o i rom sono fascisti, allora il problema degli immigrati o dei rom nelle periferie urbane non esiste e, anzi, i loro insediamenti vanno difesi perché chi li contesta è fascista. Et voilà, il problema delle banlieue italiane non c'è più.

E così, in questa allitterazione delle cause con gli effetti, i contestatori di Mario Draghi sono "resistenti", chi insulta le "Sentinelle in piedi" sono "ragazzi dei centri sociali" e quelli che impediscono un dibattito in Università sono appartenenti a "liste antagoniste". I "resistenti" sono i figli e i nipoti di chi la Resistenza l'ha fatta per davvero e le cui gesta vogliono, almeno verbalmente, emulare così da sentirsi legittimi eredi della lotta, mai terminata, contro lo Stato borghese. Quindi capitalista. Perciò fascista.

Già: alla fine l'uso smodato, improprio, estensivo del termine "fascista" ci fa restare ancora lì, alla Resistenza. Non abbiamo fatto un solo passo avanti. La lotta politica, le sane contrapposizioni sociali, la legittima difesa di interessi non sono questioni che devono essere risolte attraverso un compromesso con gli strumenti della democrazia, ma devono essere trasformate nella guerra dei “resistenti” contro "tutti i fascismi". Che non esistono più. Evocare un nemico scomparso, finito, condannato dalla storia e dalla modernità serve solo a dare un'identità a chi non ce l'ha. E quella di "resistenti", di "antagonisti", di "appartenenti ai centri sociali" è un'identità che rassicura, come una coperta di Linus. Con il dito in bocca e lo sguardo fisso al passato, i nuovi "resistenti" pensano di poter continuare a restare mentalmente bambini evitando di riconoscere che la realtà non è fatta di fascisti e di resistenti, ma di problemi, istanze, richieste, proposte e proteste che per il solo fatto di esistere vanno essere prese sul serio e che bollarle come "rigurgiti neofascisti" è un modo per esercitare una violenza verbale, la stessa che spesso si contesta agli altri.

In questa escalation di insulti, il problema resta problema, le richieste restano richieste (inevase) e le diversità ideologiche non si parlano ed è questo il vero, profondo, storico motivo per il quale l'Italia è ferma, anche intellettualmente: perché da noi c'è chi dalla Resistenza non ci vuole fare uscire. E forse non ne siamo mai davvero usciti. E non ne siamo mai davvero usciti perché degli intellettuali falliti continuano a non voler fare la fatica di guardare la realtà, quella dura, quella vera, quella forte, quella che toglie il fiato, quella che per essere affrontata richiede uno sforza di umanità che l'ideologia non permette, anzi, vieta.

La verità è che è più fascista avere obbligato Brendan Eich, capo di Firefox, a dimettersi, nel 2014, perché nel 2008 ha versato 1000 euro a un'associazione che sosteneva il "no" nel referendum californiano sui matrimoni gay. E' fascista avere obbligato il presidente della Barilla, Guido, a chiedere scusa per aver sostenuto che la sua società parla ad una famiglia tradizionale e non avrebbe mai fatto spot con personaggi gay. E' fascista il tentativo di impedire alle "Sentinelle in piedi", contrarie al disegno di legge Scalfarotto, di manifestare nelle piazze italiane. I "resistenti", in fondo, lo sanno. Ma per i cattivi maestri che continuano a istruirli è un fascismo buono, corretto, progressista. Uno di quei fascismi che se ti metti di traverso sei fascista. Ed è per il timore di essere bollati come “fascisti” che impedisce la difesa della libertà di Eich, Barilla e delle "Sentinelle in piedi" così come anche quella dei cittadini romani che abitano in periferia e si trovano circondati da immigrati e rom.

Ci si adegua, al vero fascismo, quello al quale non basta che sia la legge a stabilire che cosa sia reato e cosa non lo sia. Perché per questo fascismo tutto ciò che non è vietato non è detto che sia lecito dato che, oltre al tribunale della legge, c'è il tribunale dell'etica presieduto da illuminati pensatori, o semplici "resistenti", che comminano la condanna morale nei confronti di chi difende un legittimo interesse. Ideale o materiale.

I più letti

avatar-icon

Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

Read More