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Economia

Tasse sulla casa: ecco perché abbiamo 200 mila variabili

L'esplosione di sconti e agevolazioni ha uno scopo: far sentire ogni italiano più privilegiato del suo vicino di pianerottolo

C’è una famosa battuta attribuita a Woody Allen. Nella trafficatissima New York, un giorno passeggiando, scopre un parcheggio libero. Ci si stende sopra, poi chiama la moglie e le dice: “Compra una macchina, ho trovato un parcheggio!”. Parafrasando Allen, potrebbe capitare che un italiano chiami la moglie e le dica: “Ho capito che tasse devo pagare, compra una casa!”.

Ok, non è colpa del governo, ma dover leggere che in Italia gli enti locali hanno avuto la fantasia di creare 98.155 aliquote della Tasi è devastante per la fiducia degli italiani verso l’esecutivo. Non doveva essere il governo delle semplificazioni? Della velocità? Della dichiarazione dei redditi precompilato? Invece ci ritroviamo con 98.155 aliquote diverse per pagare la Tasi. Aliquote che potrebbero salire, come ha scritto il Sole 24Ore, a oltre 200mila entro fine anno se si considera anche la Tari, la tassa sui rifiuti e l’Imu sulle seconde case e sulle abitazioni di lusso.

Colpa di queste esplosione di aliquote, sono gli sconti e le detrazioni: quelle sull’Imu sono 28mila mentre quelle sulla Tasi sono “incalcolabili” perché gli euro da pagare sono il risultato dell’incrocio di ben 186 variabili che rendono il pagamento delle tasse sulla casa simile alla soluzione dell’enigma del cubo di Rubik. Il motivo per il quale gli enti locali (quelli che l’anno fatto: ancora 700 comuni mancano all’appello) si sono fatti prendere dalla manìa di sconti e detrazioni è molto semplice: il desiderio di non scontentare nessuno. Le tasse sono viste dai politici come un mezzo per cercare di beneficiare gruppi specifici di persone in modo da ottenere da loro il consenso di cui hanno bisogno. E, appunto al fine del consenso, occorre che i gruppi specifici di persone da beneficiare siano molti e diversificati, così da concedere ad ogni gruppo uno sconto particolare. In questo modo i componenti di quel gruppo si sentono dei privilegiati perché hanno la sensazione di essere più beneficiati di quelli appartenenti ad un altro gruppo di persone. Così ognuno di noi può sentirsi trattato meglio del vicino di pianerottolo, del dirimpettaio o del cognato.

In questo senso, imporre tasse semplici, chiare, verificabili e confrontabili, è, politicamente parlando, un disastro. Certo, i cittadini se ne gioverebbero, ma non avrebbero la piacevole sensazione (solo quella) di essere nel cuore del sindaco di turno che per loro, e solo per loro, ha confezionato uno sconto ad hoc.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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