Perché Renzi fa bene a non trattare con i sindacati
Credits: Sara Dellabella.
Economia

Perché Renzi fa bene a non trattare con i sindacati

Il Governo fa le leggi e non è obbligato a negoziare con ogni rappresentanza. Certo, per essere credibile deve avere lo stesso atteggiamento con tutte

Renzi ha ragione: il governo fa le leggi e non è obbligato a trattare con i sindacati. Anzi, non solo non è obbligato, ma non non deve proprio farlo, visto che i sindacati non sono eletti a suffragio universale come i politici e visto che, nella situazione attuale, rappresentano una minoranza di italiani, i lavoratori dipendenti, e, tra questi, una minoranza che sono gli iscritti. Sono una minoranza della minoranza, insomma.

Quindi: è vero, i sindacati non devono trattare con il governo su cosa o cosa non scrivere nelle leggi, perché in caso contrario l’esercizio democratico del voto diventa una farsa. Quindi: ha assolutamente ragione Renzi a tenere fuori dalla porta le richieste dei sindacati, e della Cgil in particolare, su, ad esempio, la patrimoniale, tassa che colpisce la costituency elettorale che non è quella del sindacato.

Certo, Renzi dovrebbe cercare di dissimulare il disprezzo che trasuda da ogni sua parola verso la Cgil, ma quando dice che i sindacati devono trattare con la Cionfindustria i contratti nazionali e con i singoli imprenditori i contratti integrativi e lasciare che il governo si occupi delle leggi, dice una cosa assolutamente giusta. Anche perché tenere fuori i sindacati dalle porte dei ministeri è l’unico modo per salvarli: solo se si rimettono a lavorare in fabbrica attorno alle condizioni di lavoro dei dipendenti cercando di strappare, con tutte le astuzie che ben conoscono, le condizioni più favorevoli, potrà avere un futuro.

Oggi il sindacato, che da anni non proclama uno sciopero contro “i padroni” (l’ultimo importante, risale al 2005: un appena eletto Maurizio Landini alla Fiom contro un appena nominato Sergio Marchionne alla Fiat) cerca una legittimazione dal governo ed è questo che lo allontana dalla propria base. Il sindacato non è più, da tempo, non solo da quando c’è Renzi, la cinghia di trasmissione della sinistra ma bisogna assolutamente evitare un rischio peggiore, che il governo diventi la cinghia di trasmissione del sindacato. Quindi: Renzi ha ragione, anche perché se si ascolta la Cgil che chiede una patrimoniale (su cosa?), perché allora non ascoltare anche l’associazione dei gestori di fondi comuni che chiede l’abolizione del raddoppio delle tasse sui rendimenti dei fondi integrativi? Naturalmente sarebbe ritenuto anche molto democratico ricevere la Confindustria che si è accorta (forse) che dalla sera alla mattina il taglio del 10% dell’Irap per il 2014 è stato rinviato. E dopo la Confindustria occorre accogliere anche gli artigiani, i commercianti, le associazione sportive e l’associazione dei medici ospedalieri in un’orgia concertativa che tanti danni ha fatto ai tempi dei governi Prodi. Quando il suo esecutivo cedeva sovranità esecutiva un po’ a tutti e alla fine non si sapeva più chi avesse deciso cosa.

Quindi: Renzi ha ragione. Ovviamente ci si aspetta che su una delle riforme più importanti che il Paese attende, quella della giustizia, il ministro Orlando non si metta a trattare né con gli avvocati né con i magistrati sennò continuerebbe ad avere ragione, ma non sarebbe più credibile. Ammesso e non concesso che lo sia ancora.

I più letti

avatar-icon

Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

Read More