Il sangue ucraino gocciola a Bruxelles
Economia

Il sangue ucraino gocciola a Bruxelles

Il responsabile della guerra civile in Ucraina; il colpevole delle 298 vittime dell’aereo della Malaysia Airlines; il criminale che porta su di sé la colpa dei morti civili e militari che ci sono stati e dei migliaia che ancora ci …Leggi tutto

Fiori in Olanda in ricordo dei morti sul volo Malaysian in Ucraina (Credits: GettyImages)

Il responsabile della guerra civile in Ucraina; il colpevole delle 298 vittime dell’aereo della Malaysia Airlines; il criminale che porta su di sé la colpa dei morti civili e militari che ci sono stati e dei migliaia che ancora ci saranno nel cuore di un Continente si chiama Unione Europea. È lei che ha cercato, sostenuto, incentivato lo Stato Ucraino a firmare un accordo di “associazione economica” a giugno provocando la guerra civile tra il popolo ucraino e il popolo russo coinquilini nello stesso Stato.

È la Ue che provocato la rottura della fragile, fragilissima convivenza tra due popoli costretti a vivere negli stessi confini e che non avevano alcuna intenzione di farsi la guerra fino a quando un agente esterno non ha voluto modificare gli equilibri frutto di una storia secolare.

È quell’accordo di associazione, per come è stato preparato, voluto, cercato dall’Europa, che ha provocato la reazione del popolo russo che vive in Ucraina. È la supposta superiorità che l’Europa attribuisce a se stessa che le fa pensare che i popoli dell’Europa dell’Est debbano redimersi dalla colpa della loro storia e che possano rinnegarla semplicemente accettando di abbracciare una nuova storia. La storia “giusta”, quella “dei giusti”.

È lo stesso errore (tragico, drammatico errore) che la Ue sta commettendo tentando di attirare a sé la Turchia rompendo così un altro confine storico, quello che divide (sì, divide) il mondo occidentale dal mondo islamico. Se l’Europa fosse l’Europa “dei popoli e delle nazioni” non avrebbe mai dovuto spingere l’Ucraina a firmare quell’accordo di associazione, avrebbe dovuto rispettare la volontà del popolo russo che vive in Ucraina di staccarsi dallo Stato ospitante e andare per la sua strada, ricongiungendosi con la sua vera nazione, che è la Russia. Ma la Ue, in un disegno che può essere definito “imperialista”, ma di segno buono perché (falsamente) portatore di valori universali, “migliori” di quelli dell’Europa dell’Est, ha voluto imporre la sua visione del mondo anche a chi ne aveva un’altra.

Eppure si sapeva, si sapeva che la situazione ucraina era in bilico. Lo si sapeva da almeno il 1996 quando Samuel Huntington scrisse “Lo scontro di civiltà”: parlando delle “faglie di civiltà” ne individuò una, molto profonda, che divide esattamente in due proprio l’Ucraina con, da una parte, il popolo “occidentale” o “occidentalizzato” e, dall’altra, i russi.

Una faglia storica, sociale, culturale, economica che è la stessa che oggi divide due eserciti: uno sostenuto politicamente dalla Ue e l’altro sostenuto militarmente dalla Russia. Come sia stato possibile che l’Unione Europea non si sia resa conto di quello che stava facendo, che non sia mai resa conto che, associando uno Stato così delicatamente in bilico tra due civiltà avrebbe provocato una guerra civile, è un mistero. Politicanti mediocri, burocrati ciechi e idealisti troppo sicuri di avere per le mani la formula della pace perpetua hanno provocato una tragedia di dimensioni potenzialmente devastanti per l’Europa. A che serve avere gli intellettuali se poi nessuno li sta ad ascoltare?

Oggi gli stessi che hanno rotto quella “faglia di civiltà” sono quelli che accusano Putin di aver armato la mano assassina che ha premuto il bottone che ha fatto partire il missile che ha ucciso 298 persone innocenti. Se anche in un tribunale penale Putin fosse riconosciuto colpevole (cosa che nessuno mette in discussione), la responsabilità di fronte al tribunale della storia è tutta dell’Unione Europea e della boria con la quale guarda ai Paesi dell’Europa dell’Est ai quali ha fatto credere che “di qua” stia il bene e “di là” stia il male. Che la loro storia è cattiva e la nostra storia è buona. Che per partecipare al banchetto della civiltà occidentale bastava una firmetta in calce a un documento di “associazione economica”; firmetta puntualmente arrivata a giugno, sei mesi dopo che Putin aveva salvato l’Ucraina dal fallimento con un prestito di 15 miliardi di dollari e uno sconto sulla fornitura di gas proprio in nome della comune identità politica. Di fronte a quei soldi gli europei che vivono in Ucraina non hanno sollevato alcuna obiezione.

La Ue dovrebbe aver capito che non basta rispettare i parametri economici, non basta adottare l’euro, non basta genuflettersi a Bruxelles per cancellare mille anni. E ora qualche idealista assassino, che accusa Putin invece del proprio universalismo d’accatto (d’accatto perché senza storia) vorrebbe “più Europa”, magari iniziando a creare un esercito comune. Così da dichiarare guerra alla Russia per contendersi l’Ucraina? Complimenti, Bruxelles, quei 298 morti ricadono sulla tua coscienza. Se mai ne hai una.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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