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FABIO BUCCIARELLI/AFP/Getty Images
Economia

Petrolio, i profitti dei contrabbandieri dell'Isis

Ecco come gli islamici radicali fanno affari con i ribelli siriani

Un'inchiesta di Marwam Hisham, giornalista del periodico americano Foreign Policy, ha svelato come funziona uno dei principali canali di approvvigionamento finanziario dello Stato Islamico: quello del contrabbando. L'inviato ha letteralmente fatto l'autostop in una zona di transito di autocisterne ed è stato caricato da un autista che trasportava un carico di carburante diesel da una zona controllata dall'IS a una controllata, invece, da ribelli siriani. Un commercio fra nemici giurati, ma che evidentemente conviene a molti: ai tagliagole radicali, che incassano denaro contante, e ai siriani, che nelle zone assediate non avrebbero altro modo di rifornirsi di carburante.

Oltre alla benzina, viene smerciato anche petrolio. A quanto ne sappiamo, almeno fino a ottobre 2015 l'IS ne estraeva circa quarantamila barili al giorno dai pozzi di Deir Ezzor e li vendeva a un prezzo oscillante fra i 25 e i 45 dollari al barile. Soldi necessari alla sopravvivenza delle strutture messe in piedi dai fanatici dello Stato Islamico. E che fanno comodo anche ai tanti che si sono improvvisati contrabbandieri: con qualche migliaio di dollari, si riesce a comprare un camion di fabbricazione cinese, ma l'impresa più difficile è inserirsi nel giro. E le persone da non scontentare sono molte: i vari gruppi che controllano porzioni di territorio in Siria ed Iraq vogliono avere la loro parte e tassano i conducenti. Con confini incerti e con gli esiti del conflitto ancora fluidi, spesso è difficile per i contrabbandieri capire con chi devono avere a che fare.

Dall'inizio dell'anno, il flusso di petrolio e carburante è stato ulteriormente rallentato. Le incursioni aeree russe, infatti, hanno fra i loro obiettivi proprio le autocisterne. Ma i bombardieri non ci vanno per il sottile e spesso colpiscono tutti gli automezzi pesanti, quale che sia il loro carico. Molti contrabbandieri sono morti e molti hanno deciso di rinunciare, per l'eccessivo rischio corso. Tutto questo però rende il business del petrolio ancora più redditizio. Fino a un paio di mesi fa con un carico di petrolio si riuscivano a guadagnare anche cento dollari, che per chi abita in questa zona equivalgono a uno stipendio medio mensile. Oggi, invece, i contrabbandieri ottengono di più. Ma quelli che riescoo a farla franca sono sempre di meno. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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