Il megafono (e il buon senso) del sindaco
Credit: Daniela Zedda
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Il megafono (e il buon senso) del sindaco

Ecco come Pietro Paolo Piras è riuscito ad allertare i suoi concittadini e a limitare i danni a Terralba

È bastata un’utilitaria dotata di un paio di megafoni e un mangiacassette vecchio stile con un messaggio preregistrato ripetuto a oltranza perché a Terralba, in provincia di Oristano, uno tra i comuni più colpiti dal ciclone Cleopatra e costruito sul letto di un fiume, il Rio Mogoro, che è stato deviato, non ci fossero vittime. E i danni alle cose fossero quantomeno attutiti. Sono le 8 del mattino di quel terribile 18 novembre che costerà la vita a 16 persone, di cui quattro bambini, quando Pietro Paolo Piras, 63 anni, sindaco di Terralba, paese di 10 mila anime o poco più, consegna la cassetta a uno dei funzionari perché avverta gli abitanti delle zone più a rischio.

«In tutto fa due giri: uno alle 8 e uno alle 9» racconta a Panorama Piras, ex preside, eletto nel giugno 2012 con una lista civica. «Stando al meteo la piena del Rio Mogoro che costeggia Terralba non sarebbe arrivata prima dell’una».

In altre parole era ancora possibile salvare il salvabile?
O almeno provarci. Quello era il modo più sicuro e veloce per avvertire la popolazione.

Nell’epoca delle comunicazioni iperveloci vince ancora l’approccio anni Cinquanta?
Direi di sì. E poi non abbiamo certo i numeri dei cellulari o le email di tutti. Sempre che le abbiano. È solo questione di buon senso.

Lei l’avviso di allerta l’ha ricevuto via sms?
Io come tutti. È la procedura. L’sms è arrivato il giorno prima, alle 16.30 circa. L’avrò letto mezz’ora dopo, non
di più. A quel punto ho fatto scattare il piano d’emergenza.

Cioè?
Ho convocato la squadra che fa capo al centro operativo comunale (Coc). Una decina di funzionari in tutto che hanno il compito di coordinare i servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione ed è collegato alla Protezione civile. Il 18 mattina alle 7.30 eravamo tutti in municipio. Nell’arco della giornata avrei emanato tre ordini di evacuazione man mano che il livello del fiume saliva.

Sugli sms d’allerta si è scatenato il putiferio. I suoi colleghi sindaci sostengono di riceverne una ventina l’anno. E dicono di non potere evacuare ogni volta. È così?
Non esattamente. Quelli di allerta elevata sono uno, al massimo due. Gli altri sono di allerta ordinaria o moderata: in questi casi c’è l’obbligo di vigilare, non certo di evacuare. Detto questo...

Detto questo?
L’anno scorso sono stato minacciato da alcuni concittadini di denuncia per procurato allarme per aver fatto rispettare le procedure.

Sono due anni che Terralba si oppone al nuovo piano idrogeologico volto a mettere in sicurezza alcune zone del comune. Perché?
Non è così. Il piano di stralcio delle fasce fluviali messo a segno dalla regione è un piano «salvaculi». Se adottato tout court bloccherebbe l’intero indotto economico della zona perché considera a rischio totale tutto il territorio comunale anziché solo determinate aree, come evidenziato con dati puntuali dalla Ipros di Padova, uno tra i principali studi di ingegneria idraulica in Italia. E come dimostrato pure dall’inondazione di lunedì 18 novembre.

Che cosa cambia?
Parecchio. Nelle zone a rischio totale non c’è la possibilità di piantare nemmeno un albero. Significa che non puoi fare nulla. E allora addio sviluppo.

Quindi?
Noi vogliamo quel piano. E lo vogliamo subito. Ma desideriamo che tenga conto dei nostri rilievi e, oltre alle parole, indichi le opere di messa in sicurezza da fare, stanziando subito le risorse necessarie.

A quanto ammontano i danni subiti per Cleopatra?
Difficile dare cifre precise. Quello che posso dire però è che senza la gara di solidarietà scattata all’indomani della tragedia sarebbero stati molti di più.
Parla dei volontari? Sì. Almeno 350 solo nel nostro comune. A cominciare dagli allevatori di Arborea, che sono intervenuti con i loro trattori e le loro autobotti per aspirare l’acqua dalle strade, dalle cantine o dai seminterrati. Eccezionali.

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Zornitza Kratchmarova

Il nome? È strano, d’accordo. Sono bulgara, ma vivo in Italia da sempre o quasi. Anche se la vita Oltrecortina me la ricordo bene. Essere un ibrido mi piace. Né bulgara né italiana. Credo che aiuti ad avere punti di vista diversi, forse più sfaccettati. Per il resto che dire… Sono laureata in Scienze Politiche alla Statale di Milano. Quello che apprezzo di più? La franchezza! Costi quello che costi! Nel lavoro e nella vita privata. Non fa differenza! Quindi? Siate franchi! Ditemi quello che pensate, scrivetemi, fatevi sentire. Nel bene e nel male! L’idea di questo blog è spiegare sigle astruse in un linguaggio semplice e per quanto possibile divertente. Vale lo stesso principio: scrivete! Datemi suggerimenti di ogni tipo! Fate commenti!

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