Volkswagen, i premi di produzione e la leva del marketing
Economia

Volkswagen, i premi di produzione e la leva del marketing

Con i 7.200 euro di bonus ai dipendenti la casa di Wolfsburg sgonfia le polemiche su di un mercato in crisi e si candida a leader mondiale dell’auto

E’ la Volkswagen bellezza, e tu non ci puoi fare niente! Sembra attagliarsi perfettamente alla casa costruttrice di Wolfsburg la mitica frase di Humphrey Bogart  riferita in originale alla stampa. L’azienda tedesca infatti, non curante della crisi profondissima che sta investendo da mesi e mesi l’industria automobilistica europea, decide di dare un premio di 7.200 euro ai suoi circa 100mila dipendenti, forte anche di risultati economici strabilianti. Nel 2012 la casa tedesca ha registrato infatti a livello mondiale aumenti di ricavi del 21% a quota 192,6 miliardi di euro e addirittura un’impennata dell’utile netto del 41% a quota 21,7 miliardi di euro.

Ma bastano questi risultati a spiegare la decisione di premiare i propri lavoratori, con una cifra tra l’altro leggermente inferiore a quella del 2011, quando il bonus era stato di 7.500 euro? Secondo l’economista Giuseppe Berta, profondo conoscitore del mondo dell’automotive, in realtà alla base di questa decisione ci sono una serie di fattori. “Innanzitutto – dice il professor Berta – questa iniziativa si inserisce nel solco di una tradizione tedesca che è di forte corresponsabilizzazione dei dipendenti. Non dobbiamo mai dimenticare infatti che la Vw è l’azienda con il più alto tasso di sindacalizzazione al mondo, con il 90% dei lavoratori iscritti alla Ig Metall, il sindacato dei metalmeccanici tedeschi. Inoltre, a titolo di curiosità ricordo anche che Peter Hartz, autore della riforma del mercato del lavoro tedesco ai tempi del cancelliere Gerhard Schroeder, dunque un socialdemocratico, è stato l’ex capo del personale della Volkswagen fino al luglio del 2005”.

Ma nei 7.200 euro di premio però non c’è soltanto la tradizionale vocazione sociale del marchio tedesco. Risultano infatti altrettanto evidenti chiari scopi propagandistici e di forte consolidamento dell’immagine. “In questo modo infatti – fa notare Berta - la Vw segnala all’Europa che il modello produttivo tedesco nel settore dell’auto funziona. Il tutto in evidente contrapposizione con Marchionne e altri produttori continentali che invece parlano di crisi del settore e vorrebbero una riorganizzazione dell’intera filiera produttiva a cui i tedeschi si oppongono”.

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Ma non finisce qui, perché il bonus ai dipendenti rappresenta anche un formidabile spot di livello mondiale. “La Vw – sottolinea Berta - ha annunciato da tempo ormai che, per il 2018, punta a diventare il leader assoluto del settore auto scalzando dal trono tanto la General Motors che Toyota che negli ultimi tempi si sono avvicendati al vertice. In questo senso il premio di produzione è il segnale ulteriore di un’egemonia sempre più incalzante”.

E in tutto questo i lavoratori italiani della Fiat invece che cosa possono sperare? Beh decisamente niente di paragonabile, visto che la nostra produzione di auto continua a soffrire in maniera pesantissima la crisi. E’ dunque un’altra l’aria che tira tra gli operai del Lingotto, alle prese tra l’altro proprio in questi giorni con il rinnovo di un contratto per il quale Marchionne sembra essere contrario a qualsiasi aumento delle retribuzioni. E’ vero anche che a Pomigliano i lavoratori hanno beneficiato di una gratifica in busta paga di 500 euro per l’ottimo risultato ottenuto con la nuova Panda. Ma si è trattato di un caso del tutto isolato, e sperare che un’azienda che lesina sugli aumenti degli stipendi possa avere in programma bonus generalizzati, è dunque solo pura fantasia. “Senza considerare – conclude Berta – che sono sempre più forti le sirene americane che invitano Marchionne a mollare un mercato europeo dalle prospettive sempre più cupe, concentrando le attenzioni invece sui più promettenti scenari statunitensi”.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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