I "fantasmi" delle agenzie di rating
Economia

I "fantasmi" delle agenzie di rating

Errori, inchieste e nemici di Moody's e sorelle

A Manhattan, nel Down Town, gli “yuppie” dell'alta finanza nemmeno sanno dov'è Trani, ma la Procura della lontanissima cittadina pugliese potrebbe diventare il sasso destinato a ingrandirsi a valanga fino a disturbare pesantemente l'attività mondiale di Moody's e Standard & Poor, le due agenzie di rating angloamericane, leader di mercato, e oggi di sospetto, sia per i contenuti che per la tempistica di molti, troppi, loro giudizi.

I pm di Trani hanno chiuso le indagini su Standard & Poor's e la prossima settimana chiuderanno anche quelle su Moody's, concludendo – secondo le anticipazioni diffuse dalle due associazioni di risparmiatori dal quale appello sono nate le indagini, Adusbef e Federconsumatori  - per una richiesta di rinvio a giudizio che punterà sull'ipotesi di aggiottaggio, per l'asseribile tendenziosità speculativa dei loro voti. I magistrati contestano la “scelta mirata nei tempi» del report sull’Italia, diffuso il 6 maggio 2010 a borse aperte, che suggeriva “intenzionalmente” ai mercati “una relazione tra il rischio Grecia e la rischiosità delle banche italiane: relazione e rischiosità a quella data inesistenti e tuttavia, proprio in diretta conseguenza dell’annuncio, percepite come realmente esistenti”. Che fecero crollare i titoli bancari in Borsa...

Si vedrà, naturalmente – nei tempi biblici del caso – quale giudizio si formerà il tribunale di merito sulle accuse istruite dalla Procura. Ma il verdetto della politica contro Moody's e Standard & Poor's è già stato pronunciato ed è inappellabile, da molte autorevolissime fonti istituzionali: la Commissione Europea, la stessa Bce, e naturalmente il presidente del Consiglio italiano, Mario Monti.

Quel che sarà duro dimostrare è il movente: perchè a pensare male s'indovina, ma le prove sono un'altra cosa. Moody's & Standard& Poor's davvero diramano i loro giudizi per far guadagnare le banche d'affari che sono i loro azionisti? Chi mai potrà documentarlo? Certo, tra i soci delle due case di rating ricorrono gli stessi nomi dei “big” della finanza che controllano anche Goldman Sachs, JP Morgan e Morgan Stanley, le tre banche d'affari più sospettabili di intenti speculativi sui mercati, visto che speculare fa parte dei loro mestieri riconosciuti. Sono fondi come Black Rock, Fidelity, Vanguard, Capital World, banche come State Street. Azionisti sia delle due società di rating che delle tre grandi banche. Ma il legame, per quanto suggestivo, non accerta comportamenti strumentali e scorretti... speculare non significa fare aggiottaggio e quindi non è vietato né punito dalla legge!

Intanto, però, il mercato ha iniziato a trarre le conseguenze da tanto sospetto e da tanto strano tempismo, per cui il doppio downgrading dell'Italia annunciato l'altro ieri da Moody's non ha minimamente danneggiato il buon esito dell'asta dei Bpt, che sono stati gettonatissimi sul mercato, e il buon andamento delle Borse: come se i listini ormai sapessero che spesso questi giudizi delle società di rating sono le classiche “previsioni del giorno dopo”.

Quanti esempi, del resto, di incredibile miopia nelle stroncature, a riprova dell'inaffidabilità di un certo metodo...

Le “big” del rating avevano lasciato la tripla “A” - il voto che contraddistingue le aziende più sane e floride - alla Lehman Brothers fino al giorno del fallimento; non avevano capito niente del cancro finanziario da 14 mila miliardi di vecchie lire che la Parmalat di Calisto Tanzi stava covando in pancia (Beppe Grillo invece sì: non è strano?); anche la Enron prima di fallire, aveva ancora un Baa1; l'Argentina, l'unico grande Paese del mondo ad aver fatto default, era classificata alla vigilia dell'annuncio come BB, rischio alto ma non ai livelli greci; le due banche immobiliari americani, Fannie Mae e Freddie Mac, poi entrambe fallite e nazionalizzate, avevano entrambe una tripla A; e il mega-truffatore Madoff, prima di essere smascherato, poteva a sua volta fregiarsi della tripla A.

Cosa aggiungere? Niente, se non ricordare che la stessa Moody's, circa un anno fa, aveva elogiato caldamente la prima manovra d'emergenza del governo Berlusconi, perchè conteneva – disse - “misure interessanti”.

Infine, un altro magari marginale ma significativo antidoto potrebbe arrivare ancora dal mercato, perchè a settembre inizierà ad operare in Europa, con base operativa a Milano, la Dagong, agenzia di rating governativa cinese, da anni criticissima verso le consorelle americane, convinta di poter conquistare una grossa quota di mercato... Non è che la Dadong non desse rating da Pechino, li dava e come, e tanto per dire il 7 dicembre 2011 aveva già declassato l'Italia a uno “scalino” equivalente a quello dove ieri ci ha confinato Moody's: però otto mesi fa quel giudizio ci poteva anche stare, e addirittura essere un utile allarme, ma oggi...

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Sergio Luciano