Toyota Yaris, Rav4, Auris e Corolla: 7,5 milioni di vetture ritirate
Economia

Toyota Yaris, Rav4, Auris e Corolla: 7,5 milioni di vetture ritirate

Il caso non è certo unico e nella storia si ricordano provvedimenti ancora più drastici, soprattutto in America

Una colossale marcia indietro per circa 7,5 milioni di vetture Toyota, costrette in ogni parte del mondo ad un check up di controllo presso concessionarie e autofficine a causa di problemi riguardanti l’impianto elettrico dei finestrini. Sono questi i numeri di uno dei più grandi richiami di vetture di tutti i tempi, una sorta di frettoloso rientro ai box che nel caso specifico interesserà i modelli Auris, Corolla, Rav4 e Yaris prodotti tra il settembre 2006 e il dicembre del 2008. Un provvedimento deciso dalla casa automobilistica giapponese, che investirà anche 205 mila di queste vetture circolanti attualmente in Italia.

Fortunatamente il motivo di questa iniziativa, che punta ovviamente a salvaguardare la sicurezza e l’immagine delle vetture Toyota, è legato solo al malfunzionamento del sistema elettrico dei finestrini. In pratica ci si è resi conto che l’interruttore alzacristalli, situato nel pannello della porta lato guidatore, con il tempo poteva funzionare in maniera irregolare fino a bloccarsi del tutto. Gli automobilisti eventualmente interessati dal problema verranno avvisati dalla Toyota e potranno portare in assistenza la vettura, alla quale, se necessario, verrà gratuitamente sostituito l’interruttore in questione.

Non è la prima volta che accade qualcosa del genere in casa Toyota. Nel 2009, a causa di un ben più preoccupante problema al pedale dell’acceleratore che rischiava di rimanere bloccato sul tappetino del lato guidatore, furono richiamate nel mondo più di 8 milioni di vetture, un numero pari all’intera produzione di un anno della casa automobilistica giapponese. Nel caso specifico i problemi maggiori si ebbero negli Stati Uniti dove tutta una serie di incidenti mortali furono imputati proprio a questo difetto.

In realtà poi successive indagini stabilirono che molti degli incidenti in questione avevano avuto altre ragioni. Ma intanto l’allora presidente della Toyota presentò ufficialmente le proprie scuse e negli Stati Uniti, a causa del calo di vendite, si ebbero perdite per 2,47 miliardi di dollari. In più, il duro colpo all’immagine costò al marchio giapponese anche il primo posto nella classifica mondiale dei costruttori che passò alla Volkswagen.

Ma i richiami della Toyota non sono certo casi isolati. Nella storia se ne ricordano di dimensioni anche più imponenti. In questa speciale classifica però molto spesso ad essere interessato è stato il mercato degli Stati Uniti, un Paese dove la forza delle associazioni dei consumatori ha sempre indotto i grandi marchi a ritirare vetture pericolose piuttosto che rischiare processi collettivi dagli esiti spesso nefasti.

È così che nel 2008, in quello che resta il più grande richiamo di autovetture che si ricordi, la Ford fu costretta a far rientrare 12 milioni di auto e truck per un interruttore a rischio di surriscaldamento. La stessa Ford che qualche anno prima, nel 1996, aveva dovuto richiamare 8,6 milioni di veicoli per un difetto all’accensione.

Conseguenze ben più gravi ebbe, nel 2001, il richiamo di circa un milione e mezzo di vetture Mitsubishi. L’azienda infatti fu accusata di aver coperto per anni gravi difetti di costruzione e il danno all’immagine fu pesantissimo. Undici mila posti di lavoro, circa un quarto della forza lavoro totale, andarono in fumo, e l’azienda fu costretta a cedere il controllo alla Daimler.

Effetti meno drammatici, ma comunque rilevanti, si ebbero invece in casa Mercedes nel 2004, quando il famoso marchio di Stoccarda fu protagonista di circa 1 milione di richiami che riguardarono tra l’altro la Classe E, la vettura più commercializzata. Alla fine dell’anno il colpo di immagine costò il posto a Juergen Schrempp, che fu sostituito da Dieter Zetsche alla guida del colosso automobilistico tedesco.

I più letti

avatar-icon

Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

Read More