Start up nation, Milano capitale?
Economia

Start up nation, Milano capitale?

Un centro di riferimento aiuterebbe l'ecosistema delle imprese giovani e innovative. E proietterebbe l'Italia su una dimensione europea. Ma ciascuno fa per sè e mettere insieme i pezzi non è facile. Anche se qualcosa comincia a muoversi...

Perché dobbiamo subire sempre i tedeschi e stare ancora sentire di Berlino capitale delle start up? Perché non ci muoviamo tutti insieme in una prospettiva europea? Andrea Rangone, delegato del rettore per l’incubatore d’impresa del Politecnico (PoliHub), lancia la pietra nello stagno e non ritira la mano. «Mi ha sempre stupito quanto poco facesse Milano per le start up. Eppure se c’è un posto in cui è possibile creare un ecosistema della nuova imprenditorialità a livello continentale forse è qui, a Milano».

Milano capitale delle start up è un tema che circola da tempo nell’aria. Il popolo delle imprese giovani e innovative, su cui tante speranze sono riposte per l’attesa e necessaria crescita, ha bisogno di una voce comune, sente il bisogno di avere rappresentanza e anche un punto di riferimento, un territorio accogliente. Non a caso Italia StartUp, l’associazione presieduta da Riccardo Donadon, che al suo primo anno di vita non esita a candidarsi come lobby di questo nuovo sistema imprenditoriale in fase di formazione, ha dedicato a Milano e al territorio il suo ultimo incontro post-assemblea. I centri di attrazione in Italia si stanno moltiplicando, ci sono i poli tecnologici regionali, gli incubatori delle università.Ma essere capitaleèun’altra cosa. E nonèfacile, non solo per la concorrenza di Roma, che ha le sue ambizioni, visto che è la più grande città universitaria d’Europa, ma non ha la tradizionale imprenditoriale di Milano.

Non è facile mettere insieme i pezzi perché ognuno va avanti per i fatti suoi. Non solo in Italia dove non passa giorno in cui non nasca un incubatore, un premio, un programma di accelerazione o semplicemente un evento per le start up: viene spontaneo pensare a cosa si potrebbe fare di davvero importante se così tante energie, non solo economiche, si riunissero su un solo obiettivo nazionale.Anche a Milano c’èda fermare l’entropia per far rendere quello che c’ègià: la cultura imprenditoriale, le università eccellenti, la finanza e i fondi di venture capital, qualche incubatore e tantissime startup. Sono 93 in città e provincia sulle 152 lombarde censite da Unioncamere secondo i criteri stabiliti dalla legge approvata a fine 2012. «Ma il numero non è rappresentativo del fenomeno», tiene a precisare Denise Di Dio, responsabile dell’Ufficio Nuove Imprese e Capitale Umano della Camera di Commercio di Milano. «L’orizzonteèdi qualche migliaio di imprese innovative».

Su Milano capitale delle start up sta ragionando anche il Comune e qualcosa dopo tavoli, comitati e documenti sta cominciando a muoversi all’interno dell’amministrazione: «Stiamo preparando un entry point per le varie fasi di vita di una start up», anticipa Renato Galliano, direttore del Settore Innovazione Economica del Comune . «Un luogo dove trovare tutte le risposte, dal momento in cui si ha l’idea imprenditoriale da verificare a quella in cui servono I finanziamenti per far crescere l’impresa».  E’ qualcosa ma certo non è quello che  fa una capitale. Che è cosa seria e decisiva. Quando ci sarà si potrà davvero pensare di fare dell’Italia una start up nation, come sogna il segretario di Italia Startup Federico Barilli. Sapendo benissimo di sognare. 

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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