Spending review: dal decreto sui tagli alla politica risparmi per 200 milioni
Economia

Spending review: dal decreto sui tagli alla politica risparmi per 200 milioni

Giovedì le nuove decisioni sui tagli alla spesa per gli enti locali. Ecco le misure che verranno approvate

La scure del governo sta per abbattersi sugli enti locali. In quella che può essere infatti ribattezzata una spending review bis, il prossimo consiglio dei ministri di giovedì concentrerà le proprie attenzioni su tagli di spesa per Regioni, Province e Comuni, con risparmi per 200 milioni su costi stimati in 1,1 miliardi di euro.

Sull’onda dello scandalo del Laziogate e delle altre indagini che in questi giorni sono proliferate a carico di amministratori locali, ecco nel dettaglio i provvedimenti principali.

Regioni. Il Consiglio dei ministri dovrebbe partorire regole molto rigide, che prevedono innanzitutto inediti poteri di controllo molto più ampi da parte della Corte dei conti nel verificare i movimenti di soldi ricevuti e spesi negli enti locali. Una misura che dovrebbe essere estesa anche a Province e Comuni, con un ruolo dunque molto più attivo della nostra magistratura contabile.
Tra le altre misure, ci sarà quasi certamente la riduzione del numero dei consiglieri, che sarà compreso tra un minimo di 290 e un massimo di 600. In pratica dovrebbe essere fissato un tetto di 20 consiglieri per le Regioni fino a 1 milione di abitanti, 30 per quelle sopra i 3 milioni e 80 solo per la Regione Lombardia. Dunque saranno molte le poltrone che salteranno.

Ai partiti presenti in Consiglio verranno elargiti fondi in proporzione agli effettivi abitanti della Regione, mentre è previsto un taglio degli stipendi dei consiglieri e dei fondi disponibili per i gruppi, tra i quali saranno aboliti quelli con un solo consigliere, insieme alla novità della certificazione dei bilanci.

Inoltre il sistema previdenziale passerà dall’attuale formula retributiva a quella contributiva, come per tutti gli altri cittadini, verrebbe da dire. Mentre non è ancora chiaro se nel mirino del governo finiranno anche i tanto vituperati vitalizi che in alcune realtà, come il già citato Lazio, si maturano addirittura già a 50 anni.

Un limite ben definito dovrebbe poi essere imposto anche per gli stipendi dei manager alla guida di società controllate da enti pubblici.
Infine, il governo ha allo studio una riforma generale dei poteri delle Regioni, in particolare di quelle Statuto speciale, un programma però che potrebbe avere tempi di realizzo molto più lunghi visto che stiamo parlando di norme di carattere costituzionale.

Province. Per l’ennesima volta, dopo aver già fallito precedenti tentativi, il governo rilancia, questa volta pare l’idea della drastica diminuzione delle Province. Stiamo parlando infatti di una rete di cento enti che ogni anno costa allo Stato circa 11 miliardi di euro. I tagli in programma dovrebbero portare come minimo all’eliminazione di almeno 1.700 amministratori locali. I criteri guida che il governo intenderebbe seguire con fermezza, dovrebbero stabilire che a rimanere in vita sarebbero solo le province con una superficie di almeno 2.500 chilometri e una popolazione superiore ai 350 mila abitanti.

Sulla scorta di queste indicazioni, si prevedono tutta una serie di accorpamenti che dovrebbero appunto condurre ad una sensibile riduzione degli enti attuali. Non mancano comunque fin d’ora progetti di trasferimenti tattici di alcuni Comuni da una Provincia ad un'altra per salvare qualcuna di queste entità territoriali. Staremo a vedere se stavolta il governo avrà la forza di andare fino in fondo.

ECCO TUTTE LE PROVINCE CHE RISCHIANO DI SPARIRE

Comuni. La vera novità in questo caso è che il governo ha in mente di realizzare un sistema di protezione, o in molti casi di salvezza, dei municipi, con regole molto rigide. Prendendo atto infatti del totale dissesto in cui versano le casse di molti Comuni, con realtà ad esempio come Napoli e Palermo, dove i debiti accumulati ammontano rispettivamente a 2,9 miliardi di euro e 1,4 miliardi di euro, Monti intende dare vita ad un fondo anti-dissesti che corra in aiuto di chi si troverà in grave difficoltà.

Questo supporto però, un po’ sulla falsariga del meccanismo con cui funzioneranno gli aiuti di Bce e Ue agli stati europei, prevede dei vincoli molto rigidi, che nel caso specifico, come già accennato, verranno posti sotto la ferrea vigilanza della Corte dei Conti. Il sindaco che intende infatti ricorrere al fondo anti-dissesti, dovrà impegnarsi in una energica opera di risanamento della spesa corrente, di limitazione delle assunzioni e di riduzione programmata del debito finanziario e commerciale del proprio Comune.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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