Previsioni economiche per il 2014: quattro teorie che fanno ben sperare
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Economia

Previsioni economiche per il 2014: quattro teorie che fanno ben sperare

Dopo la delusione del 2013, gli esperti ipotizzano un andamento più positivo, anche se non esaltante

Il 2013, alla fine, ha deluso le aspettative. “L’anno ha prodotto risultati inferiori al +3% medio globale. Con rare eccezioni, come il Giappone e la Cina, la maggior parte dei Paesi si è attestata a circa l’1% sotto la crescita media attesa del lungo periodo», confessa Jan Hatzius , chief economist, global investment research in Goldman Sachs. Per il nuovo anno, comunque, le attese restano alte: «Ipotizziamo un’accelerazione, soprattutto nei mercati sviluppati, che ci dovrebbe portare vicini agli obiettivi di lungo periodo con +3,5% e oltre», prosegue l’esperto che si dice meno fiducioso rispetto a un tempo per quanto riguarda l’andamento dei mercati emergenti.

Il Fondo Monetario Internazionale, invece, etichetta il 2014 come l’anno delle “transizioni e delle tensioni ”. Secondo le stime, la crescita dovrebbe arrivare al +3,6%, mentre l’Europa, complessivamente, non raggiungerà nemmeno il +2%. Per l’Italia, secondo gli economisti dell’Fmi, il Pil dovrebbe attestarsi a un magro +0,71%. Francia a +0,98%, Regno Unito a 1,87%, Germania a +1,4%, Spagna a +0,17%. Gli Stati Uniti dovrebbero arrivare a +2,59%, a patto di risolvere il problema del debito pubblico e dell'alleggerimento monetario . Per la Cina – che inizierà a contare più sul libero mercato che sugli stimoli statali –, l’Fmi ipotizza un Pil a +7,25%.

Eugene Fama, Premio Nobel 2013 per l’economia, avverte che il debito pubblico sulle due coste dell’Atlantico rimane la vera incognita sulla crescita nel 2014. “Potrebbe arrivare un momento in cui i mercati finanziari riterranno i debiti non più credibili e si rifiuteranno di finanziarli”. In questo caso, se la nuova recessione dovesse arrivare – prevede l’esperto -, sarà globale.

Willem Buiter, chief economist di Citigroup firma un corposo report  con cui certifica la fine del rallentamento che ha caratterizzato gli ultimi tre anni e annuncia l’ingresso in una fase di “ripresa e crescita”. L’ottimismo appare giustificato: “Quello che è rivoluzionario a proposito del 2014 – scrive – è che gli eventi che potevano paralizzare l’economia mondiale sembrano avere perso il potere di farlo”. Nonostante l’Eurozona sia considerata ancora un cantiere per quanto riguarda le riforme e che sulla Cina e sugli Stati Uniti permangano dei punti di domanda, molte cose sono cambiate rispetto a dodici mesi fa. Risultato: “Il 2014 potrà apparire come una versione migliore del 2013. La crescita globale sarà leggermente più alta e solida e dovrebbe passare da +2,4 a +3,1%, mentre le economie avanzate dovrebbero passare da +1,1 a +2%. Non ci aspettiamo riforme strutturali in grado di ribaltare la situazione, ma crediamo che il 2014 sia il preludio a un graduale ritorno alla normalità”. Sullo sfondo, le incognite rimangono: le decisioni della Fed sull’alleggerimento monetario, una possibile bolla in Cina, i problemi di sovranità in Europa, nuove tasse sul consumo che rallenteranno la corsa del Giappone e il permanere di tensioni geopolitiche. Ma la loro potenza non sembra preoccupare più come un tempo.

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