Pensioni: perché il nuovo Super-Inps nasce col buco
Economia

Pensioni: perché il nuovo Super-Inps nasce col buco

Accorpando l'Inpdap, l'istituto nazionale della previdenza va in rosso di quasi 6 miliardi, mentre le rendite degli ex-dipendenti pubblici sono cresciute in 10 anni più dell'inflazione

Un buco di circa 6 miliardi di euro. E' la pesante eredità che l'Inpdap , l'istituto  di previdenza dei dipendenti pubblici, porterà nel bilancio dell'Inps di quest'anno, dopo l'accorpamento tra i due enti effettuato nel marzo scorso.

Si tratta di un dato ben poco incoraggiante, che ha fatto immediatamente suonare un campanello d'allarme sulla sostenibilità del sistema pensionistico italiano. Il ministro del Welfare, Elsa Fornero , però, non ha esitato a gettare subito acqua sul fuoco: “Non mi sembra che ci siano fatti nuovi”, ha detto in sostanza Fornero, “perché conoscevamo da tempo lo squilibrio finanziario dell'Inpdap, che verrà regolarmente coperto dalle casse dello stato”.

“Il buco dell'Inpdap è solo un fatto contabile”, gli ha fatto immediatamente eco il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua , che oggi consiglia di evitare inutili allarmismi.

LE RASSICURAZIONI DEL MINISTRO.

A ben guardare, Fornero e Mastrapasqua hanno perfettamente ragione: accorgersi soltanto adesso del profondo rosso dell'istituto previdenziale dei dipendenti pubblici è un po' come scoprire l'acqua calda. Il disavanzo era infatti già scritto, nero su bianco, nell'ultimo rapporto annuale dell'Inps che aveva previsto di chiudere il bilancio del 2012 con un saldo finanziario negativo vicino ai 6 miliardi, causato quasi interamente dal passivo portato in dote dall'Inpdap (che, come è sempre avvenuto anche negli anni scorsi, verrà coperto con i trasferimenti statali, cioè con le risorse pubbliche finanziate dalla fiscalità generale).

A parte i dettagli, però, una cosa è certa: in questi giorni è venuta finalmente a galla la pesante zavorra che nel 2012, e probabilmente anche nei prossimi anni, graverà non poco sui conti del sistema pensionistico italiano e su quelli del “Super-Inps ” (cioè il nuovo mega-ente previdenziale nato qualche mese fa dall'accorpamento dello stesso Inps con l'Inpdap e l'Enpals, l'istituto che  gestisce le pensioni dei lavoratori dello spettacolo).

GESTIONI IN PROFONDO ROSSO.

Capire le ragioni di questo deficit miliardario non è difficile. Negli ultimi 6 anni, la spesa sostenuta dall'Inpdap per pagare le pensioni dei dipendenti pubblici è cresciuta di oltre il 30%: dai 48 miliardi di euro del 2006, si è passati agli oltre 62,6 miliardi del 2012. Peccato, però, che le entrate dell'istituto derivanti dall'incasso dei contributi non abbiano subito lo stesso aumento: dai 48 miliardi di 6 anni fa, giungeranno a fine 2012 a 57,8 miliardi (+20%). Risultato: la gestione finanziaria dell'ente è negativa per quasi 5 miliardi, a cui va aggiunto un ulteriore passivo di oltre 1 miliardo per altre voci di bilancio.

La colpa del profondo rosso è da imputare a diversi fattori, primo fra tutti il blocco del turnover in molti uffici. Negli ultimi anni, infatti, per ogni impiegato pubblico che si è ritirato dal lavoro, non è scattata automaticamente l'assunzione di un nuovo dipendente. Di conseguenza, è cresciuto il numero dei pensionati ed è diminuito quello del lavoratori attivi che versano i contributi.

ASSEGNI LIEVITATI.

Leggendo le ultime relazioni della Corte dei Conti sui bilanci dell'Inpdap, però, si scopre che alla base dell'attuale disavanzo c'è pure un'altra ragione. Tra il 2001 e la fine del 2010, l'importo medio delle pensioni degli ex-dipendenti statali è cresciuto senza interruzioni, ben più del tasso di inflazione. Mentre i prezzi al consumo sono saliti nel complesso di circa il 20% in 10 anni, nello stesso gli assegni medi degli iscritti all'Inpdap sono lievitati di oltre il 30%, con una differenza di ben 10 punti. E così, il peso di questo divario graverà d'ora in poi sui bilanci del nuovo Super-Inps.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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