Otto per mille, le 5 cose da sapere
Economia

Otto per mille, le 5 cose da sapere

Ogni anno viene raccolto circa un miliardo di euro, con la Chiesa cattolica che fa la parte del leone. Ecco perché

Ogni anno, puntualmente con l’avvio della presentazione delle dichiarazioni dei redditi, nelle sue varie forme, dal modello 730 all’Unico, si ripropone il tema dell’Otto per mille. Questa quota di imposta, calcolata sull’ammontare complessivo dell’Irpef, rappresenta dal 1985, quando fu introdotta, una forma di contribuzione alle varie Chiese presenti in Italia, che il contribuente può decidere in maniera autonoma. Da qualche tempo si è aperto però un dibattito molto accesso sul sistema con cui questi fondi vengono ripartiti, e sugli inevitabili vantaggi che acquisirebbe in particolare la Chiesa cattolica rispetto ad altre comunità religiose. Vantaggi che molti ovviamente fanno discendere dalla preponderante diffusione nel nostro Paese di questa religione, ma che qualcun altro lega anche a meccanismi legati alla ripartizione dell’Otto per mille che forse andrebbero in alcuni casi rivisti e corretti. Ma vediamo nel dettaglio come funziona il meccanismo dell’Otto per mille.

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Quanti sono i fondi a disposizione
Nel corso degli anni, la quantità di risorse raccolte attraverso l’istituto dell’Otto per mille è cresciuto notevolmente. Si è passati dai circa 400 milioni di euro del 1990, ai 900 del 2000, fino al miliardo del 2010. Nel 2011 poi si è toccato quota 1,128 miliardi e nel 2012, secondo le stime più autorevoli si dovrebbe essere arrivati a quota 1,150 miliardi di euro. In realtà il computo delle varie voci dell’Otto per mille è sempre difficile, perché lo Stato effettua i pagamenti reali alle varie confessioni con circa tre anni di ritardo rispetto alle dichiarazioni correnti.

Le confessioni ammesse alla ripartizione
Per poter beneficiare dei contributi dell’Otto per mille, bisogna aver firmato un accordo specifico con lo Stato italiano. Attualmente sono sei le comunità religiose che usufruiscono di questa possibilità: oltre alla citata Chiesa Cattolica, c’è la Comunità ebraica, la Chiesa Valdese, la Chiesa Luterana, la Chiesa Avventista del settimo giorno e le Assemblee di Dio in Italia. Oltre ad esse, il contribuente, in fase di delibera, sulla dichiarazione dell’Otto per mille, può optare anche per lo Stato, decidendo che il suo contributo sia utilizzato per attività pubbliche.

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Chi sceglie e chi no, una differenza non da poco
Uno dei punti più controversi dell’Otto per mille riguarda la procedura di scelta della destinazione. Secondo la legge infatti, criticata in questo senso in passato anche da esponenti del mondo cattolico, l’Otto per mille viene assegnato non solo in base alle scelte espresse, ma anche per chi non ha scelto nulla. Attualmente, mediamente meno del 40% dei contribuenti aventi diritto, sceglie in maniera palese la destinazione dell’Otto per mille. Il restante però viene assegnato ugualmente, e in proporzione alle scelte espresse. Una quota a cui si aggiunge poi anche la parte di contributi che provengono dai quei contribuenti che non sono tenuti in nessun modo a presentare dichiarazione dei redditi. Il paradosso finale è che in questo modo le varie confessioni ricevono più dalla quota di fondi non espressa che da quella espressa.

E’ stato stimato un fattore moltiplicativo pari circa a 2,5. E’ evidente che in questo modo la parte del leone la fa proprio la Chiesa cattolica, che mediamente ogni anno, tra quote espresse e non espresse, arriva ad ottenere circa l’85% dell’intero gettito dell’Otto per mille. Un meccanismo che, come detto, ha destato numerose perplessità, anche perché secondo molti critici, la gran parte di chi non esprime nessuna scelta è convinta che in questo caso la quota finisca allo Stato, mentre invece, come abbiamo detto, essa si ripartisce a sua volta tra le varie comunità religiose.

Chi raccoglie di più
Come già accennato, il grosso dell’Otto per mille finisce alla Chiesa cattolica, che mediamente ottiene circa l’85%. A seguire ci sarebbe lo Stato con circa il 12%, e poi le altre comunità religiose, che raccolgono mediamente molto meno. Si va dal circa 2% della Chiesa Valdese che più di altre ottiene benefici, alle altre comunità che generalmente non raggiungono nemmeno l’1%.

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Nuove confessioni, altro punto dolente
Come già detto più sopra, le confessioni sono ammesse alla ripartizione dell’Otto per mille solo se firmano uno specifico concordato con lo Stato, ratificato poi dal nostro Parlamento. Attualmente dunque, restano fuori da questo consesso religioni che stanno acquistando sempre più diffusione anche in Italia, a cominciare dall’islam. Ma ci sono poi anche i Testimoni di Geova, oppure i buddisti o gli induisti. Molti osservatori pensano che accelerare i processi di accreditamento di nuove confessioni, potrebbe diminuire il numero di dichiarazioni inespresse. Un meccanismo che ovviamente però andrebbe a tutto svantaggio delle confessioni attualmente riconosciute, che vedrebbero diminuire la parte di introiti provenienti dalle dichiarazioni non espresse.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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