Mps, i licenziamenti e il no alle esternalizzazioni
Economia

Mps, i licenziamenti e il no alle esternalizzazioni

Intervista a Lando Sileoni, segretario della Fabi, il primo sindacato bancario, che accusa: "L'Abi si è lavata le mani sui 4.600 licenziamenti previsti dalla banca"

"Il no alle esternalizzazioni è strategico. Cedere su questo significherebbe aprire un varco in cui poi vorrebbero infilarsi tutte le banche italiane". Il segretario della Fabi (Federazione autonoma dei bancari italiani) Lando Sileoni spiega perché le trattative fra sindacato e il Monte dei Paschi di Siena sono finite su un binario morto.

La banca guidata dal presidente Alessandro Profumo ha denunciato 4.600 esuberi, che per metà potranno essere gestiti attraverso l’apposito fondo costituito da banche e sindacati, ma per i restanti 2.300 prevedono l’uscita dal perimetro del Monte attraverso la procedura della cessione del ramo d’azienda. Su questo è saltata il 1° ottobre la trattativa sull’intero piano industriale. Ragion per cui d’ora in poi si parlerà solo delle condizioni della cessione di ramo d’azienda, come prevede la procedura.

Perché siete così contrari alle esternalizzazioni? Non è comunque un modo di conservare i posti di lavoro?
Solo per un periodo di tempo. L’azienda acquirente può perfino decidere di applicare un altro contratto di lavoro, ad esempio quello dei commercianti. A quel punto le garanzie del contratto dei bancari sarebbero finite, ivi compresa quella del mantenimento del posto di lavoro. Le esperienze recenti del settore dicono che nel caso di esternalizzazioni la durata media del contratto dei bancari non supera i 5 anni. Tutto questo per noi è inaccettabile, anche perché va esattamente nella direzione opposta a quella stabilita nell’ultimo contratto di lavoro che abbiamo firmato con l’Abi.

In che senso, scusi?
Dopo una lunga trattativa siamo riusciti a ottenere che le lavorazioni in passato assegnate all’esterno da alcuni gruppi fossero riportate all’interno. Come è possibile che Mps, che fa parte dell’Abi, ora faccia esattamente il contrario?

Avete provato a sollecitare un intervento dell’Abi in funzione moderatrice?  
L’Abi se ne lava le mani.

Forse dipende dalla situazione drammatica in cui si trova la banca. Magari Profumo non aveva altra scelta.
Questo non lo credo. La situazione di Mps è difficile, ma non nella misura in cui la descrivono Profumo e l’amministratore delegato Fabrizio Viola. Noi avevamo avanzato una serie di proposte alternative, a partire dai contratti di solidarietà, ma non siamo stati ascoltati. C’è una drammatizzazione artificiosa che serve proprio a far passare soluzioni traumatiche come questa.

Ora cosa succederà?
Nei prossimi giorni partirà la procedura. Poi avremo 40 giorni per discutere. Vogliamo anzitutto capire a quali società si intende cedere il back office del Montepaschi, con i suoi 2.300 dipendenti.

E se non troverete un accordo?
Non si tratta di trovare un accordo sulle esternalizzazioni, che da parte nostra non ci sarà mai. Ma solo di verificare se le condizioni stabilite dalla legge per la cessione di ramo d’azienda vengano rispettate oppure no.

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Stefano Caviglia