Mini Imu e Tares, ecco le sanzioni per i ritardatari
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Economia

Mini Imu e Tares, ecco le sanzioni per i ritardatari

Con il ravvedimento operoso si possono limitare i danni fino a un anno di distanza. Dopo scatta una multa del 30% e la pratica passa a Equitalia

Il tempo è ormai quasi scaduto e per i ritardatari della mini Imu e della maggiorazione Tares, dalla mezzanotte del 24 gennaio, ovvero di domani, ci sarà solo spazio per sanzioni e interessi. Prima dunque che cali definitivamente il sipario su un appuntamento fiscale che tanta confusione e tante polemiche ha generato in queste ore, vediamo i rischi che corre chi dovesse versare in ritardo una delle due imposte dovute. Innanzitutto è bene sottolineare che esiste una distinzione fondamentale tra gli errori puramente formali e il caso di mancato o insufficiente versamento.

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Nella prima eventualità, che si verifica quando ad esempio viene trascritto un codice tributo non esatto, oppure viene barrata male una casella come quella della rateazione, o ancora si indica scorrettamente l’anno a cui il tributo si riferisce, non vengono comminate sanzioni. Basterà presentare un’istanza di rettifica e tutto dovrebbe risolversi senza ulteriori versamenti.

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Diversa è invece la situazione per chi, come accennato, dovesse omettere di effettuare del tutto il pagamento, oppure dovesse versare una cifra minore del dovuto. In questo caso, come per qualsiasi altra imposta, scatterà innanzitutto il cosiddetto ravvedimento operoso, che si presenta in tre possibili varianti. C’è il “ravvedimento veloce” che può essere utilizzato entro i 14 giorni successivi alla scadenza del termine per il versamento. In questo caso la sanzione sarà pari allo 0,2 per cento per ogni giorno di ritardo.

A seguire abbiamo il ”ravvedimento breve” che può essere sfruttato dal quindicesimo giorno fino al trentesimo giorno successivo alla scadenza. In questa seconda ipotesi la sanzione sarà del 3%, sempre per ogni giorno di ritardo accumulato. Infine c’è il  “ravvedimento lungo” che scatta dopo un mese e per tutto l’anno successivo alla data di scadenza del versamento. In questo periodo la sanzione sarà pari al 3,75%, sempre calcolato sul numero di giorni di ritardo accumulati.

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Per chi invece non dovesse ravvedersi neanche dopo un anno, le cose si mettono davvero male. La pratica infatti passerà  in mano all’agente di riscossione, che nella maggior parte dei casi è rappresentato da Equitalia. A questo punto a carico del contribuente ritardatario scatterà innanzitutto una multa pari al 30% del dovuto, a cui andrà sommato un interesse di mora del 2,5% annuo e le spese per la notifica. Insomma, un sovrappiù che, considerando l’esiguità di molti dei versamenti di cui stiamo parlando, sarebbe davvero il caso di evitare.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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