Mario Draghi, ecco tutte le misure che può mettere in campo per salvare l'euro
Economia

Mario Draghi, ecco tutte le misure che può mettere in campo per salvare l'euro

Acquisti programmati di titoli di stato, trasformazione dell'Esm in un "prestanome" della Bce e nuovi round di finanziamenti al sistema creditizio. Ecco le possibili mosse delle autorità di Francoforte per mettere in sicurezza la moneta unica.

Pronti a tutto per salvare l'euro. Il senso delle frasi pronunciate ieri da Mario Draghi , che hanno fatto rimbalzare i mercati finanziari del Vecchio Continente, rappresentano un segnale di grande speranza per la salvezza dell'Unione Monetaria Europea.

L'INCOGNITA GERMANIA.

Peccato, però, che resti ancora da risolvere  l'incognita- Germania, da cui sono appena arrivati in queste ore segnali contrastanti: il ministro delle finanze di Berlino, Wolfgang Schaeuble, ha infatti salutato con favore le intenzioni di Draghi, mentre la Bundesbank, cioè la banca centrale tedesca si è subito detta contraria sull'ipotesi che i soldi della Bce vengano usati per acquistare in massa i titoli di stato spagnoli o italiani o di altre nazioni mediterranee.

TUTTO SULLA CRISI DELL'EURO.

Non è facile, dunque, capire come  il presidente della Banca Centrale Europea potrà passare dalle parole ai fatti, attuando dei provvedimenti che, in tempi brevi, abbiano la capacità di stabilizzare l'Eurozona e far scendere gli spread, cioè i differenziali di rendimento tra i titoli di stato tedeschi (Bund) e quelli emessi dai paesi periferici.

Anche perché, è bene ricordarlo, l'attuale statuto della Banca Centrale Europea vieta esplicitamente alle autorità monetarie di Francoforte di svolgere il ruolo di prestatore di ultima istanza, cioè di garante assoluto del rimborso di tutti bond governativi emessi dalle nazioni di Eurolandia (soprattutto quelle più indebitate) che oggi gli investitori internazionali non vogliono più acquistare poiché li considerano ad alto rischio.

E allora, è probabile che Super Mario Draghi debba “lavorare di fantasia”, inventandosi soluzioni ben architettate che, come lui stesso ha precisato, non entrino in conflitto con i dettami contenuti nello statuto. Ecco, di seguito, quali sono le possibili mosse del governatore della Bce, con i relativi pro e contro.

GLI SMP (SECURITIES MARKET PROGRAMME)

Si tratta di programmi di acquisto dei titoli di stato europei sul mercato secondario (cioè direttamente sulle piazze finanziarie in cui i bond vengono negoziati). Nei mesi scorsi, la Bce ne ha già attuati diversi, quando gli spread tra i Bund tedeschi e i Buoni del Tesoro italiani e spagnoli  hanno superato determinati livelli di guardia. A ben guardare, però, l'interventismo delle autorità di Francoforte si è manifestato soltanto nei momenti più drammatici, cioè non appena la speculazione finanziaria ha colpito grandi paesi come appunto la Spagna o l'Italia. Durante la crisi della Grecia, del Portogallo o dell'Irlanda, la Banca Centrale è apparsa invece un po' meno reattiva.

Ora, vista l'impennata degli spread delle scorse settimane, probabilmente Draghi è pronto a riaprire nuovi  round di Smp, che non sono in conflitto con lo statuto della Bce, in quanto hanno  lo scopo esclusivo di “restaurare un adeguato meccanismo di trasmissione della politica monetaria”, cioè di stabilizzare l'intera Eurozona: un compito che soltanto la Banca Centrale di Francoforte può svolgere. Certo, non appena i programmi di acquisto dei titoli giungeranno al termine, c'è il rischio che la speculazione torni nuovamente a colpire, provocando un'altra impennata degli spread.

AZIONE AD AMPIO RAGGIO.

Per questo, Draghi potrebbe decidere di ampliare il raggio di azione degli Smp, aumentando la quantità e la gamma dei titoli comprati (alcune tipologie di Buoni del Tesoro, infatti, sono state  finora escluse), oppure stabilendo che le operazioni di acquisto possano anche scattare  automaticamente (a un determinato prezzo) non appena lo spread oltrepasserà un tetto prestabilito.

ESM PRESTANOME DELLA BCE.

Un'altra ipotesi, circolata nei giorni scorsi è quella di assegnare una licenza bancaria all'Esm (European Stability Mechanism), l'organismo che sostituirà il Fondo Salva-Stati e che dovrà finanziare i paesi di Eurolandia in difficoltà. Si tratta formalmente di una società di diritto privato che, dotandosi di una licenza bancaria, potrebbe attingere ai fondi messigli a disposizione dalla Bce, ampliando notevolmente le proprie risorse (che al momento sono ferme a 500 miliardi di euro).

I soldi dell'Esm potranno essere così utilizzati per acquistare titoli di stato dei paesi in difficoltà, creando una barriera anti-spread, come è stato deciso anche nel vertice europeo di fine giugno. In altre parole, il fondo europeo di stabilità diventerebbe unsorta di "prestanome della Bce", aggirando di fatto i vincoli imposti dallo statuto della Banca Centrale. Questa soluzione, però, alla lunga rischia di rivelarsi inefficace soprattutto per una ragione, evidenziata da alcuni analisti come quelli della casa di investimenti Nomura. Trasformandosi in una banca, infatti, l'Esm sarebbe immediatamente soggetto ai vincoli del trattato di Basilea 3, che impone agli istituti di credito di non esporsi troppo al rischio e di avere una determinata quantità di attivi patrimoniali a copertura dei titoli rischiosi acquistati, come appunto i Buoni del Tesoro dei paesi periferici.

COS'E' E COME FUNZIONA LA BARRIERA ANTI-SPREAD DELL'ESM

SFORBICIATA AI TASSI E NUOVO ROUND DI LTRO.

Infine, rimangono sul piatto altre due ipotesi, giudicate però troppo poco efficaci per arginare gli spread. La prima prevede un ulteriore abbassamento del costo del denaro in Europa da parte della Bce, dall'attuale 0,75% fino a un nuovo minimo storico dello 0,5%, in modo da incentivare l'erogazione del credito . Gli effetti benefici sull'economia di questa misura  si manifesterebbero però in tempi lunghi (cioè nell'arco qualche mese), mentre i problemi di Eurolandia sono abbastanza urgenti.

L'ultima  ipotesi possibile è che venga deciso un nuovo round di Ltro, i finanziamenti agevolati alle banche, che beneficerebbero così di un'altra iniezione di liquidità dalla Bce, per acquistare in massa i titoli di stato dei paesi periferici, tenendo a bada gli spread. Questa strategia, già attuata nei mesi scorsi,  ha tuttavia  già mostrato parecchi limiti. Comprando i bond governativi, infatti, gli istituti di credito si sono messi in cassa una montagna di titoli rischiosi che poi, di fronte di nuove turbolenze sui mercati, si sono trasformati in una una pesante zavorra per i loro bilanci, innescando una spirale negativa. In altre parole, per sostenere  il debito pubblico degli stati, la Bce ha finanziato le banche, che poi sono si sono trovate ad avere i conti in sofferenza, con il rischio concreto di chiedere di nuovo un salvagente alla Banca Centrale.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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