Lavoro: la riforma è quasi blindata. Ma dopo il vertice Ue si riaprirà la partita sulla flessibilità
Economia

Lavoro: la riforma è quasi blindata. Ma dopo il vertice Ue si riaprirà la partita sulla flessibilità

Per non far sfigurare Monti in Europa, i deputati potrebbero approvare senza modifiche la legge. Ma i cambiamenti al testo sono solo rinviati nel tempo

Un vero e proprio braccio di ferro tra il governo e i partiti di maggioranza. E' quello che si sta svolgendo a Montecitorio dove sono in corso le trattative per l'approvazione della riforma del lavoro , che nelle settimane scorse è già stata varata al Senato, a colpi di voti di fiducia. Ora, il premier Mario Monti e il ministro del welfare, Elsa Fornero , vorrebbero far passare velocemente la legge anche nell'aula di Montecitorio, prima del vertice dei capi di stato e di governo europei, in programma per i prossimi 28 e 29 giugno.

MAL DI PANCIA NELLA MAGGIORANZA.

Tra le forze politiche che appoggiano l'esecutivo (Pd, Pdl e Terzo Polo) ci sono però “molti mal di pancia”, poiché alcuni punti della riforma, in particolare le norme sui contratti flessibili , rappresentano un boccone amaro da digerire. Per questo, i partiti sono pronti a impegnarsi in un tour de force per approvare la legge in tempi rapidi, e senza modifiche, ma soltanto se il governo garantisce in cambio due sostanziose contropartite (con tanto di dichiarazione scritta): l'impegno a risolvere al più presto la questione degli esodati (che sta molto a cuore al centrosinistra) e la disponibilità a introdurre alcuni cambiamenti alla riforma, seppur in un momento successivo. Soltanto a queste condizioni, secondo i leader politici, la legge può arrivare in porto in tempi rapidi, senza correre il rischio di tornare al Senato e impantanarsi in un ping-pong tra le due Camere.

IL POSSIBILE ESCAMOTAGE.

Per evitare un possibile impasse parlamentare, alcuni deputati della maggioranza hanno già studiato un espediente. In un primo tempo, la riforma del lavoro verrebbe approvata così com'è, per consentire a Monti di non sfigurare in Europa. Poi, in un momento successivo, saranno introdotte alcune  modifiche al testo, da inserire nel prossimo Decreto Sviluppo , che deve ancora iniziare l'iter alle Camere.
In questo modo, il presidente del consiglio farebbe bella figura in Europa visto che, come sostiene Giuliano Cazzola , deputato del Pdl e relatore della riforma a Montecitorio, i “leader dell'Ue si accontentano dei titoli”, più che della sostanza. In altre parole, i partecipanti al vertice di Bruxelles non staranno certo a fare le pulci al testo della legge ma si aspettano soltanto che il premier italiano si presenti alla riunione con un risultato politico in tasca. Del resto, nei giorni scorsi,  anche il neo-presidente della Confindustria Giorgio Squinzi, è stato chiaro: “la riforma del lavoro è una boiata”, ha detto Squinzi,“ma, per adesso, va approvata senza cambiamenti”.

IL NODO DELLA FLESSIBILITA'.

Non è ancora ben chiaro, però, quali sono le possibili modifiche al testo della legge che verranno introdotte nei prossimi mesi. Molto probabilmente, la partita più importante si giocherà sul tema dei contratti di lavoro, che sta molto a cuore al centrodestra. Nei mesi scorsi, infatti, il Pdl ha dovuto accettare controvoglia l'introduzione di parecchi vincoli e oneri per le forme di assunzione flessibile.

Innanzitutto, c'è stato un aumento dell'1,4% per i contributi a carico dei contratti a tempo determinato, a cui si si è aggiunto un giro di vite sulle collaborazioni con partita iva, sull'utilizzo del lavoro a chiamata e su quello remunerato con i voucher (che dovranno tutti rispettare dei requisiti molto stringenti). Senza dimenticare, infine, l'incremento dei versamenti previdenziali a carico dei collaboratori a progetto, che saliranno dall'attuale 27% fino al 33% nei prossimi anni. Questo provvedimento rischia però di penalizzare fortemente anche una vasta platea di lavoratori che, per libera scelta, svolgono la propria professione in forma autonoma (spesso con partita iva) e che versano i contributi pensionistici nello stesso fondo previdenziale dei collaboratori a progetto, cioè nella Gestione Separata dell'Inps.

45MILA POSTI A RISCHIO.

Anche se le regole sui contratti di lavoro sono già state ammorbidite al Senato (con un accordo bipartisan Pd-Pdl), il centrodestra vorrebbe rendere i vincoli ancor meno stringenti, con un nuovo intervento durante l'estate. Il ministro Fornero si è detta infatti disponibile al dialogo, mentre le imprese che fanno largo uso delle assunzioni flessibili paventano il rischio che gli obblighi imposti dalla riforma del lavoro provochino un'emorragia di licenziamenti. E' il caso dei call center dove, secondo alcune stime, sono addirittura a rischio più di 45mila posti.

ARTICOLO 18 BLINDATO.

Appare invece improbabile che i parlamentari della maggioranza decidano di mettere nuovamente mano all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori , che disciplina i licenziamenti individuali senza giusta causa. Su questo punto, la riforma Fornero introduce nuove norme che scontentano molti deputati e senatori ma che, comunque, vengono considerate da quasi tutti i leader politici come “l'unico compromesso possibile”. Anche perchè, com'è facilmente intuibile, una nuova modifica dell'articolo 18  aprirebbe l'ennesimo fronte caldo nei rapporti tra governo e sindacati.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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