La spy story Barclays irrompe nella City. I cattivi chi sono?
Economia

La spy story Barclays irrompe nella City. I cattivi chi sono?

Potrebbero non essere solo i bankers gli imputati numero uno dell'estate di fuoco Oltremanica

E’ caldissima l’estate all’ombra del Big Ben. Se il 2011 era stato il ciclone Ruport Murdoch con la sua pioggia di intercettazioni illegali a fare furore, questa appena inaugurata promette rivoluzione. Lì Oltremanica, dove l’aplomb è tutto, potrebbe presto essere ridisegnata la classifica di chi conta negli eleganti uffici del Miglio Quadrato e di Canary Wharf. Tempo 24 ore e via, sono spariti, o meglio sono stati decapitati i piani alti della Barclays, la Old Lady di Threadneedle Street.

Per laterza banca del Regno Unito, uno dei pochi istituti finanziari a non aver chiesto l'aiuto del governo all'apice del credit crunch, oggi è tutta un’altra storia: verrà affidata ad interim al presidente dimissionario Mark Agius. E adesso che lo scandalo dei tassi di interesse manipolati, il famigerato Libor, finirà sul tavolo di una commissione parlamentare, non ce n'è più per nessuno. Spalle al muro per i banchieri della City. Neanche l’avido Gordon Gekko avrebbe potuto fare di meglio. Il vaso di Pandora, questa volta, è davvero scoperchiato. E dal pentolone può saltare fuori di tutto.

Gli elementi di una spy story in salsa americana qui ci sono tutti. Peccato questo non sia un film, ma pura realtà. I bankers della City, delle big four britanniche, sono finiti sulla graticola. Da Barclays a Royal Bank of Scotland, da Hsbc a Llyods dovranno vuotare il sacco di quella che si annuncia una stagione senza sconti. Loro non ne hanno mai fatti: hanno ingannato milioni di famiglie costrette di questi tempi a chiedere mutui, manipolando il tasso cui prestavano denaro. “E adesso i colpevoli – ha sentenziato il premier David Cameron – dovranno essere puniti”.

Oggi i cattivi hanno il volto di Mark Agius, banchiere di antica data, che ricopriva il ruolo di presidente in Barclays, del suo braccio destro Gerry del Missier, il direttore generale, e di mister cento milioni, a tanto sono ammontante le sue gratifiche quando guidava il ramo di investimento, l’amministratore delegato Bob Diamond. Di fronte a una commissione parlamentare del Tesoro, che lo ascolterà domani, quest’ultimo ha già promesso scintille: ha consegnato una mail in cui tira in ballo "figure di spicco del governo" laburista. Un documento esplosivo se dovesse essere vero.

Quella mail datata 29 ottobre 2008 scritta da Diamond quando era capo del ramo investimenti della banca e inviata all'allora ad John Varley allude a una conversazione con l'attuale vicegovernatore della Banca d'Inghilterra, Paul Tucker. Poche righe, per provare che le autorità che dovevano vigilare non erano all'oscuro di quanto stava avvenendo nel miglio quadrato. Si mescolano le carte della partita di ruoli. Tremano il governatore della Banca d’Inghilterra, sir Mervyn King, lord Turner della Financial Services Authority, l’ex cancelliere dello scacchiere Alistair Darling. Come dire: domani i bankers potrebbero non essere i soli cattivi di questa storia.

Dall’altra barricata ci sono i buoni o quelli che al momento hanno ancora la fedina penale punita. Ed Balls, sottosegretario alla City, ha dichiarato di "non avere idea" a chi si riferisca Diamond, ma ha aggiunto che è necessario avere un'inchiesta pubblica giudiziaria, non una semplice commissione parlamentare come deciso dal governo. Nessuno sa dove si fermerà l'onda lunga dello scandalo 2012. Perché una cosa è certa: l'harakiri dell’ex amministratore di Barclays ha aperto una breccia nelle pieghe oscure degli affari della City e degli intrecci con la politica. Si salvi chi può.

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Micaela Osella