In Cina santuari e montagne si quotano in Borsa
Economia

In Cina santuari e montagne si quotano in Borsa

Con il ricavato delle Opa, verrà finanziata la manutenzione dei luoghi sacri del buddismo e facilitato con promozioni e sussidi il flusso turistico. Senza dimenticare che anche monaci e investitori diventeranno più ricchi

I monasteri delle montagne sacre del buddismo hanno deciso di quotarsi in borsa. In Cina. L'idea è partita dalle autorità locali della provincia dello Zhejiang, che in primavera hanno fondato una società turistica per gestire uno dei santuari più noti (e visitati) della Repubblica popolare, i "bodhimanda", vale a dire quei luoghi spiritualmente puri che, in quanto tali, aiutano la meditazione. Primo fra tutti la montagna di Putuo.

L'operazione Putuo è stata studiata con attenzione per oltre un anno prima di decidere di lanciare un'offerta pubblica da 750 milioni di yuan, pari a circa 92 milioni di euro. Ma da quando questa iniziativa è stata annunciata in maniera ufficiale, a chi gestisce le altre montagne o monasteri sacri del buddismo, come Wutai nello Shanxi e Jiuhua nell'Anhui, è venuta l'idea di seguire l'esempio dei burocrati dello Zhejiang. Nell'intento di potenziare il turismo nelle rispettive municipalità.

Solo il monte Putuo ospita ogni anno milioni di fedeli che lo scelgono come meta finale dei pellegrinaggi in cui rendono omaggio alla dea della compassione Guan Yin, per chiederle di vegliare sulla salute dei propri figli.

Pur rendendosi conto che nessun luogo di culto sia mai stato quotato in borsa e che questa operazione rischia di essere letta come l'ennesima dimostrazione di una Cina sempre più spietata e materialista, chi sponsorizza l'iniziativa cerca di difenderla sottolineando che i vantaggi economici derivanti dalla quotazione verrebbero destinati sia alla manutenzione del sito, per fare in modo che anche le generazioni future possano visitarlo, sia per facilitare, idealmente con sussidi e promozioni, il flusso turistico. Permettendo quindi a molti più cinesi di rendere omaggio a Guan Yin e a tante altre divinità.

C'é poi chi dubita sulla legalità dell'operazione. Visto che, in teoria, i siti storici, culturali e religiosi di proprietà dello Stato non potrebbero essere sfruttati per attività con fini di lucro.

È vero che i funzionali dello Zhejiang non hanno ancora comunicato la scadenza per l'offerta pubblica iniziale o il listino su cui vorrebbero quotare la montagna di Putuo, ma per cercare di intuire cosa succederà è utile ricordare che nella Repubblica popolare esistono precedenti importanti di monasteri che hanno tentato di scalare i mercati. Con metodi e risultati molto diversi.

Negli ultimi tre anni le autorità hanno bloccato i tentativi di quotazione, a Shanghai e a Hong Kong, del Monastero di Shaolin, la culla del Kung Fu, e di quello di Famen. Nel 1997, invece, il Monte Emei venne quotato in borsa a Shenzhen, grazie alla mediazione della società Emei Shan Tourism. L'operazione Emei non solo non è mai stata annullata, ma continua a garantire profitti a chi ha deciso di investire sulla montagna sacra del Sichuan. Spingendo forse i burocrati di oggi a puntare su questo modello per superare la crisi sfruttando (anche) monasteri e montagne.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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