Imu: seconda rata abolita, ma qualcuno deve pagare. Ecco chi
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Economia

Imu: seconda rata abolita, ma qualcuno deve pagare. Ecco chi

Nei Comuni che hanno aumentato l’aliquota rispetto al 2012, i contribuenti dovranno comunque versare il 50% del surplus di imposta

Il governo è riuscito a mantenere la promessa fatta a milioni di italiani di eliminare anche la seconda rata dell’Imu per le prime case. Lo ha fatto a costo però di salti mortali e piroette, necessarie a trovare i fondi per coprire il buco che si sarebbe altrimenti aperti nel bilancio dello Stato. Servivano circa 2,4 miliardi di euro, e alla fine ne sono stati trovati 2,150 come ha precisato lo stesso ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. La discrepanza che salta subito all’occhio fa dunque pensare che in realtà qualcuno che pensava di poter evitare di pagare, dovrà invece mettere mano al portafoglio, perché all’appello mancano circa 300 milioni di euro. Vediamo allora nel dettaglio chi sarà esentato del tutto dal versamento dell’Imu e chi invece dovrà comunque sborsare qualcosa.

IL FUTURO DELLE TASSE SULLA CASA

Il decreto approvato dal governo nel Consiglio dei ministri prevede che siano esentate dal pagamento della seconda rata dell’imposta sugli immobili tutte le abitazioni principali, tranne quelle considerate di lusso ai fini catastali. Non tutti i proprietari di prime case però possono effettivamente festeggiare. Il governo ha infatti disposto che nei Comuni in cui c’è stato un aumento delle aliquote rispetto al 2012, i contribuenti saranno chiamati a coprire la differenza tra la metà del versamento effettuato nel 2012 e la metà di quello che ci sarebbe stato nel 2013.

Per fare un esempio molto pratico, consideriamo un contribuente che nel 2012 abbia pagato 100, e che nel 2013, considerando gli aumenti di aliquota, avrebbe dovuto pagare 120. Se calcoliamo quindi il 50% dei due versamenti , otteniamo 50 per il 2012 e 60 per il 2013: ebbene, entro il 16 gennaio del 2014, il contribuente in questione dovrà versare al proprio Comune una cifra pari a 10, ossia proprio la differenza tra le due metà considerate. E questo perché l’altra metà sarà coperta dallo Stato, che girerà alle casse comunali il gettito mancante. Sarà necessario tenere d’occhio dunque le aliquote dei propri Comuni per sapere se dovremo pagare qualcosa oppure se saremo del tutto esenti.

COPERTURA IMU, LA PAGANO LE AZIENDE

Una promessa mantenuta dunque,ma non proprio fino in fondo. Che è poi quello che è successo anche rispetto al mondo dell’agricoltura. In questo caso infatti, sempre per far quadrare i conti, il governo ha deciso che saranno esenti dalla seconda rata i fabbricati rurali e i terreni agricoli coltivati. Questo significa che gli appezzamenti lasciati incolti saranno soggetti alla tassa e i relativi proprietari dovranno dunque provvedere entro il 16 dicembre al versamento della seconda rata dell’Imu.

IMU, LA BATTAGLIA DEGLI AGRICOLTORI

Sacrifici inattesi dunque per una piccola parte di contribuenti, che hanno permesso però al governodi non intervenire, in fase di copertura, ad esempio sulle accise dei carburanti, come ventilato in un primo momento. In realtà tutte le risorse necessarie verranno da un anticipo di tassazione che riguarderà il sistema bancario. Come ha spiegato tecnicamente lo stesso ministro Saccomanni, un terzo del fabbisogno necessario all’abolizione della seconda rata dell’Imu sarà coperto con anticipi sulle posizioni del risparmio amministrato e altri due terzi con un aumento di anticipi su Ires e Irap. A questo proposito, l’acconto in questione salirà in maniera cospicua, fino al 130%, che però, ha precisato il numero uno di Via XX Settembre, è un carico accettabile anche dal punto di vista della normativa europea.  

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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