Imu: per capannoni e negozi no alla sospensione, sì alla deducibilità
Economia

Imu: per capannoni e negozi no alla sospensione, sì alla deducibilità

Il governo ha intenzione di sterilizzare dal reddito d’impresa il versamento della tassa sugli immobili

Sì alle prime case e no a capannoni, uffici e negozi. L’inesorabile legge della coperta corta ha colpito ancora una volta. E questa volta a farne le spese sono stati tutti quegli imprenditori che speravano di vedere sospesa per giugno anche la prima rata dell’Imu sui cosiddetti immobili strumentali. Stiamo parlando di quegli edifici utilizzati nell’attività produttiva e commerciale, e per i quali invece, secondo quanto previsto dal decreto del governo emanato venerdì scorso , si dovrà regolarmente pagare la prima rata della tassa sugli immobili. Per il momento evidentemente non si poteva sopportare un mancato introito superiore  di 2,4 miliardi, che è il valore stimato del gettito Imu della prima casa.

Da notare tra l’altro che, mentre quest’ultimo gettito verrà a mancare dalle casse dei Comuni, che non ha caso hanno subito chiesto compensazioni , gli introiti derivanti dagli immobili di fascia D, ossia proprio quelli strumentali, sono di pertinenza dello Stato centrale. Evidentemente in questo momento le casse pubbliche non potevano in nessun modo sopportare un nuovo buco. E così, gli imprenditori si sono messi l’anima in pace e si apprestano a fare un primo versamento che tra l’altro rappresenta una vera mazzata in termini economici. Da registrare infatti ci sono non solo gli aumenti rispetto all’Imu dell’anno scorso, che scontava una prima rata calcolata sull’aliquota base stabilita dal governo e che invece in questo 2013 viene definita direttamente in base alle aliquote comunali che sono più alte, ma soprattutto anche rispetto all’Ici del 2011. Complici infatti gli aumenti degli indici catastali, molte imprese dovranno mettere in conto rispetto al 2011, aumenti tra il 150% e il 200%.

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Un piccolo, significativo contentino però gli imprenditori l’hanno ottenuto. Si tratta ancora in effetti di una promessa, che solo il tempo dirà se diventerà realtà, anche se ci sarà poco da attendere. Entro il 31 agosto infatti, data ultima che il governo si è fissata per una riforma complessiva del fisco immobiliare, tra le nuove norme ci dovrebbe essere anche la deducibilità fiscale dell’Imu dal reddito d’impresa. In pratica oggi, secondo la vecchia normativa che valeva per l’Ici, gli imprenditori pagano la tassa sugli immobili (che andava prima a livello locale) e poi, sul proprio reddito d’impresa vengono calcolate le imposte da pagare a livello centrale. Una sorta di doppia tassazione, o di tassa sulla tassa. La decisione era stata presa per evitare che ci fossero squilibri troppo grandi tra quello che veniva versato a livello locale e quello che invece andava a livello centrale.

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Con un paradosso però: qualche impresa infatti  si è trovata a pagare tasse anche con una chiusura in perdita registrata proprio dopo il pagamento dell’Imu. Questo ora non dovrebbe accadere più perché il governo permetterà appunto di dedurre dal reddito d’impresa proprio il valore dell’Imu, sul quale dunque non si pagheranno ulteriori imposte. Un alleggerimento che ancora una volta rende più ragionevole un fisco che comunque continua a rappresentare un vero spauracchio per tanti imprenditori, e non solo.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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