Il trucco spagnolo, una grave minaccia alla ripresa europea
Economia

Il trucco spagnolo, una grave minaccia alla ripresa europea

Il problema irrisolto delle banche spagnole è una delle incognite che pesano sul futuro dell'economia come spiega nella sua opinione Ester Faia economista della Goethe Universitat

La cuenta, señor: 500 miliardi di euro. Questo il costo finora dei salvataggi in Grecia, Irlanda, Portogallo e delle banche spagnole. I mercati non sembrano ancora soddisfatti. Perché? Concentriamoci sulla Spagna e cominciamo dalle cause. Fino a poco tempo fa ci avevano detto che il sistema bancario spagnolo era uno dei migliori perché sottoposto a sofisticate forme di supervisione, note come «dynamic provisioning».

Perché allora la richiesta di 100 miliardi di euro? La storia è più o meno quella che conosciamo dal 2007: le banche, anche sotto incentivi politici, dispensavano credito a chi voleva acquistare casa (i potenziali elettori). L’arrivo della crisi e dei mancati pagamenti da parte di chi aveva un mutuo ha generato perdite. Le banche spagnole, contrariamente a quelle irlandesi, non hanno visto il conto subito. Il dynamic provisioning imponeva loro di accantonare profitti a fronte di perdite (passate), come per esempio il mancato pagamento di mutui: questo ha indotto le banche a mascherare le perdite.

Come? Le banche spagnole acquisivano le case di coloro che non pagavano il mutuo e le rivendevano, «allo stesso prezzo» (coprendo quindi le perdite), ad altri clienti a cui le banche stesse offrivano mutui al 100 per cento: uno schema simile a quello della truffa Ponzi, in cui debiti passati vengono coperti tramite nuovi debiti. Il conto (100 miliardi di euro) adesso è arrivato e lo pagano i contribuenti europei (compresi quelli italiani). Basteranno? No, perché le banche spagnole non hanno ancora iscritto a bilancio tutte le perdite: quando chi ha un nuovo mutuo, per effetto della crisi, non pagherà, le case torneranno ancora alle banche, che questa volta non riusciranno più a rivenderle.

Ci sono altre due ragioni per cui i mercati non ritengono il salvataggio delle banche spagnole sufficiente. Primo, le banche continueranno a essere monitorate dalle autorità spagnole e la cosa non rende i mercati tranquilli, visti i trascorsi. Secondo, dato l’evidente contagio in tutta Europa (Cipro ha già chiesto gli aiuti), ci vorrebbe un piano omogeneo, un disegno con un’ottica futura e un maggiore controllo su come si spendono i soldi: questi mancano perché finora in Europa è mancata la leadership. In soldoni: dal 2007 a oggi siamo intrappolati in una serie di crisi: alcune derivano dagli eccessivi rischi assunti dalle banche e altre dall’indisciplina dei governi. La cuenta però l’hanno pagata solo i contribuenti.

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Ester Faia

Nata nel 1973, laurea in Economia alla Bocconi e Ph.D. alla New York University, Ester Faia ha ricoperto diversi incarichi accademici e presso organismi internazionali. È professore ordinario alla Goethe University of Francoforte, senior fellow del Center for Financial Studies e research professor al Kiel Institute. È autrice di numerose pubblicazioni in qualificate riviste accademiche internazionali. Ha svolto incarichi per diverse banche centrali, centri di ricerca (tra i quali il CEPREMAP di Parigi e il Globalization Center della Dallas Fed) e università straniere. Ha ricevuto prestigiosi premi da istituzioni come l'Unione Europea, la Banca centrale europea e la Fondazione tedesca della ricerca. È consigliere di Buzzi Unicem dal 2012.

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