Hello Kitty: compie quarant’anni e si regala una birra
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Economia

Hello Kitty: compie quarant’anni e si regala una birra

Il lancio della bevanda aromatizzata alla frutta nel mercato cinese mira ad avvicinare il pubblico femminile agli alcoolici

Sono passati quasi quarant’anni da quando, nel 1974, Shintaro Tsuji ha presentato al mondo Hello Kitty, la gattina dalla faccia rotonda che oggi è uno fra i licensing di maggiore successo. Sanrio, l’azienda che gestisce l’icona, è cresciuta fino a diventare una realtà con un giro d’affari di quasi 900 milioni di dollari che quest’anno ha raddoppiato il proprio valore. Le azioni sono cresciute di più del 38% messo a segno dal Nikkei 225. Il suo fondatore , oggi 85enne, è entrato nella classifica dei miliardari di Bloomberg. Secondo Ted Bestor, direttore del Reischauer Institute di studi giapponesi ad Harvard, “Hello Kitty è il marchio di franchising più riconoscibile”. Il programma di licensing abbraccia un’ampia serie di aziende e prodotti: da Walmart a Zara e Swarovski che vende riproduzioni della nota gattina oltre 60mila dollari. E poi ancora: Hello Kitty compare su custodie per cellulari, tazze da caffè, contenitori per le lenti a contatto, preservativi e vibratori. Per Shintaro Tsuji, tutto fa business e il patriarca non si scandalizza di nulla. 

La novità, come riferisce Business Week , è che il programma di licensing si arricchisce adesso della birra. Prodotte grazie a un accordo con Taiwan Tsing Beer Co., le nuove lattine di birra aromatizzata sono distribuite a Taiwan e in Cina. Chi le ha provate assicura  che ogni particolare, dal packaging al prodotto alla pubblicità, è eccezionalmente dolce. I consumatori possono scegliere fra sei gusti di frutta, compresi pesca, limone e lime, passion fruit e banana. Con una gradazione di poco superiore al 2%, le birre Hello Kitty sono meno forti di una normale birra e, quindi, perfette per conquistare una nuova fascia di consumatori: le donne. Secondo le ricerche riportate da The Atlantic , infatti, il consumo di alcool in Cina  ha raggiunto livelli record, ma solo presso gli uomini. Il 55,6% si considera dipendente dall’alcool, contro il 15% delle donne. Un’ipotesi che l’azienda giapponese rispedisce al mittente, ma senza convincere fino in fondo gli osservatori.

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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