Fiat e il falso mito dell'italianità
Economia

Fiat e il falso mito dell'italianità

Difendere l’italianità di un’azienda dà popolarità. In realtà, è quasi sempre sbagliato. Il quasi dipende da come si arriva al cambio di proprietà, o alla rifocalizzazione altrove dell’impresa italiana. Se i francesi svuotano la cassa miliardaria della Parmalat per saldare debiti propri, fessi gli italiani che non hanno rilevato loro la Parmalat.

Ma ha torto chi rimprovera la Fiat di dimenticare l’Italia. La Fiat era pressoché fallita quando Sergio Marchionne l’ha presa in mano. Ha del portentoso che sia riuscita a salire al controllo della Chrysler risanata dai contribuenti americani. I profitti si fanno negli Usa, in Brasile e Polonia, non da noi.

A Roma non tocca rinfacciare alla Fiat un secolo di contributi e sussidi. Ma facilitare che gli stabilimenti qui vengano presi o messi in piedi da concorrenti mondiali di Fiat, per non far fallire l’automotive italiano, che non deve lavorare solo per Fiat ma per il mondo globale.

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