Equitalia, abolirla o riformarla?
Economia

Equitalia, abolirla o riformarla?

L’inchiesta per corruzione aperta sulla società di riscossione rilancia il tema di come recuperare i debiti fiscali in Italia

Diciamolo subito a scanso di equivoci: l’inchiesta per corruzione aperta ieri su Equitalia che ha portato a 29 perquisizioni, riguarderebbe al momento cinque persone, due sole delle quali direttamente collegabili all’ente di riscossione che conta circa 14mila dipendenti. In più in ballo ci sarebbero 21 milioni di rateizzazioni concesse, secondo gli inquirenti, in maniera poco trasparente, a fronte dei 22 miliardi di euro di rateizzazioni deliberate correttamente l’anno scorso da Equitalia. Si tratterebbe dunque davvero di una goccia nel mare.

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E’ bastata però la semplice notizia di questo presunto reato, perché, quasi come un riflesso condizionato, si riaprisse nel Paese la polemica, in voga ormai da mesi e mai sopita, sull’opportunità di abolire una società come Equitalia che, inutile negarlo, negli ultimi tempi ha cominciato a rappresentare per tantissimi italiani un vero e proprio spauracchio da evitare accuratamente. I primi a prendere la palla al balzo sono stati i parlamentari del Movimento Cinque Stelle, che, facendo direttamente riferimento all’indagine per corruzione, hanno apertamente rilanciato la proposta di abolire Equitalia e di trasferire l’attività di riscossione in capo ai Comuni.

I SINDACI CHE NON POSSONO FARE A MENO DI EQUITALIA

A questo proposito è bene ricordare che in effetti, per quello che riguarda tutte le tasse locali, Equitalia da tempo è stata esautorata per legge da compiti di riscossione. Peccato però che proprio i Comuni chiamati in ballo dai grillini, sono stati finora poco solerti nel dotarsi di strutture alternative a Equitalia, e dunque il governo è stato costretto a prorogare, al momento fino alla fine dell’anno,il termine ultimo per dire addio al vecchio ente di riscossione. E infatti il problema è proprio questo: la maggior parte delle amministrazioni locali, soprattutto le più piccole, dovrebbero internalizzare le attività di riscossione, ma risulta al momento molto difficile trovare le professionalità adeguate a questo compito.

Il rischio, molto reale dunque, è che tanti sindaci dall’addio di Equitalia ne abbiano solo un danno, perché non saranno più in grado di recuperare i crediti fiscali dei propri concittadini. Detto ciò è anche vero che molti Comuni hanno invece già cominciato a farlo con buoni esiti. Tra questi ci sono anche grandi città, che hanno scelto di creare magari delle società cosiddette in house, cioè controllate dall’amministrazione comunale, che provveda al recupero delle tasse non pagate. Ultimo caso significativo in questo senso è la città di Verona che proprio in queste ore ha annunciato la costituzione di una propria azienda per la riscossione, salutando definitivamente Equitalia.

Detto ciò, resta però aperto il grosso problema della riscossione dei tributi non pagati di carattere nazionale. E qui il disaccordo sulla proposta dei Cinque Stelle è totale. C’è infatti una larga maggioranza di osservatori, tecnici e politici, che su questo fronte è convinta che vada tenuta in vita una società unica che si occupi su tutto il territorio nazionale della riscossione. Il rischio sarebbe infatti quello di resuscitare le vecchie concessionarie di riscossione private di livello locale, che in passato tanti problemi hanno creato. Di certo però il mantenimento in vita di Equitalia andrebbe d’altro canto bilanciato con una riforma, che renda la sua azione meno aggressiva nei confronti degli utenti. Un fenomeno questo che è balzato prepotentemente alla ribalta soprattutto perché vissuto in concomitanza con una crisi economica pesante.

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Paradossalmente infatti, Equitalia si è ritrovata da avere poteri eccezionali di azione contro l’evasione proprio nel momento peggiore della nostra economia, quando in effetti da rastrellare c’era davvero ben poco. Ecco allora che, anche il piccolo scandalo che chiama in ballo la corruzione di qualche dipendente dell’ente di riscossione, è l’occasione buona per rilanciare la sua abolizione. E probabilmente il tenore della discussione continuerà ad essere questo fin quando effettivamente il potere politico non avrà ripreso pieno controllo di una macchina amministrativa fiscale che attualmente funziona sì bene, ma secondo meccanismi del tutto indipendenti da quelle che possono essere scelte politiche del momento.

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E’ vero, le leggi con cui Equitalia e tutti gli altri enti fiscali funzionano sono leggi dello Stato votate dalle Camere, ma è anche vero che troppo spesso su questa materia il Parlamento è stato fortemente influenzato sull’approvazione di provvedimenti estremamente tecnici e complicati, con il risultato che oggi certe strutture appaiono sempre più dei mostri burocratici, e non tanto per le istituzioni, quanto soprattutto per i contribuenti. Andrebbe dunque quanto prima recuperata una dimensione adeguata, che torni a far considerare l’attività di lotta all’evasione un servizio a favore della collettività e non uno strumento di oppressione economica. Ne guadagnerebbe in popolarità la stessa Equitalia.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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