Digital Magics e il progetto start up-Borsa
Economia

Digital Magics e il progetto start up-Borsa

Le seleziona, le fa diventare imprese, le finanzia. Enrico Gasperini, presidente di Digital Magics, spiega il suo modello di venture incubator, che nei prossimi mesi sarà collocato. In nome del'ottimismo: il business digitale, dice, non potrà che crescere.

“Nel 2000 ho portato in Borsa un’agenzia di comunicazione digitale, Inferentia. Adesso ci riprovo con un incubatore, Digital Magics. Mi piacciono le imprese complicate”. Enrico Gasperini, fondatore e presidente di Digital Magics, un po’ scherza, un po’ ci tiene a ricordare che lui a Internet e al digitale ha sempre creduto. E adesso è impegnato nella nuova sfida: il collocamento all’AIM, il segmento di Piazza Affari dedicato alle piccole e medie imprese, della società che ha fondato nel 2004 e dal 2008 si è concentrata sull’incubazione di start up digitali, dall’ecommerce ai new media. L’operazione si concluderà forse prima dell’estate o al più tardi in autunno. Sarà la prima volta in Italia: nel listino c’è un'altra società di venture capital con incubatore (LVenture che ha creato Enlabs a Roma), ma ci è arrivata con l’acquisizione di una holding vuota (LeBuoneSocietà).

Ma cosa fa esattamente Digital Magics? Seleziona buona idee di business digitali, le traduce in business plan, le fa diventare imprese e le finanzia. In gergo tecnico fa da earlystage, incubator e venture capital. Fino a oggi ha investito circa 10 milioni di euro e lanciato 30 startup, realizzando 6 exit (vendite). “È un modello unico”, sottolinea Gasperini che ha preparato il debutto in Borsa con un prestito obbligazionario convertibile (Poc) da 3 milioni di euro e che ha creato attorno alla società un network di “angel” composto da investitori informali, istituzionali (come Intesa San Paolo, attraverso il fondo Atlante Seed, Banca Sella e Tamburi Associati) e aziendali (imprese che fanno così corporate venture capital).  

L’Angel Network di Digital Magics è una community aperta non solo ai settanta investitori che hanno già aderito al POC, ma anche ai futuri investitori che decideranno di partecipare all’operazione di quotazione in borsa", spiega Gasperini. Il network avrà un ruolo attivo nella selezione e nella consulenza strategica di idee e neoimprese: valuterà le startup proposte da Digital Magics, sottoporrà all’incubatore proposte e iniziative nuove e offrirà le proprie competenze industriali e risorse finanziarie per favorire lo sviluppo delle startup. Per far funzionare il sistema Digital Magics LAB ha realizzato una piattaforma tecnologica innovativa di crowdfunding per condividere i progetti migliori con la comunità di investitori.

“È una formula straordinaria di co-investimento che permette di garantire alle startup incubate i primi due anni di vita e il traguardo del pareggio di bilancio”, dice soddisfatto Gasperini. L’idea viene selezionata, parte tutta l’attività di supporto (dalla mentorship  alle consulenze legali e fiscali), quindi arriva il finanziamento, sia in conto capitale (si prendono quote della società, tra il 25% e il 50%) sia per cassa (i soldi che servono per andare avanti). In ogni startup finora sono stati investiti una media di circa 300mila euro. Il modello nel 2012 è stato replicato al Sud con 56Cube, che vanta anche una stretta collaborazione con l’Università di Salerno. Dai laboratori di Digital Magics sono uscite aziende come Growish (social commerce community per i regali di gruppo), Wazzap (guida alla web tv), TheBlogTv (social media company europea, venduta), Plannify (motore di ricerca di eventi), SingRing (che fornisce contenuti musicali digitali in maniera legale e innovativa), e 4w MarketPlace (advertising network per la pubblicità online dei più importanti editori italiani, che potrebbe essere pronta per la quotazione a sua volta). E altre sono in dirittura d’arrivo, al ritmo di una al mese.

Gasperini è ottimista. “La spinta sugli incubatori in Italia è cominciata solo l’anno scorso e adesso il mercato si sta sviluppando. Credo che tutti quelli che lavorano nel digitale dovrebbero cominciare a guardare alla Borsa come opportunità di sviluppo”. Anche perché c’è molta strada da recuperare e buone prospettive. “Proprio perché il settore digitale è molto compresso in Italia, la probabilità di crescita è alta, basti pensare al commercio elettronico rispetto ad altri Paesi europei. Superata la crisi, si aprirà quindi il mercato delle exit. Le grandi aziende per innovare dovranno comprare startup. Sta succedendo all’estero e penso all’iperattivismo degli editori tedeschi”.

I più letti

avatar-icon

Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

Se avete voglia di leggermi, eccomi su Facebook

Su Twitter mi trovate come @gioiozzia

Per saperne di più: Linkedin

Read More