Crollo dei consumi: i prodotti che non compriamo più
Economia

Crollo dei consumi: i prodotti che non compriamo più

Ecco cosa abbiamo tolto dal carrello della spesa: carne bovina, latte e pesce fresco, olio extra vergine

Primo, secondo e contorno? Un menù per pochi. E di mezzo questa volta non c’entra la linea. Piuttosto, proprio come qualche decennio fa, il portafoglio.

La crisi morde, gli stipendi si riducono (il reddito disponibile calerà del 6,5% a fine 2013 secondo Confesercenti) e il potere d’acquisto crolla: -4,7% lo scorso anno, stando agli ultimi dati dell'Istat , che significa 1.642 euro in meno per una famiglia di 3 persone, 1.351 per una coppia e addirittura 1.809 euro per una coppia con due figli.

Detto altrimenti, è come avere uno stipendio in meno ogni anno. Così il carrello della spesa si fa più leggero, dei beni più costosi e anche dei prodotti alimentari.

Di scarpe e abiti nuovi gli italiani ne hanno sempre meno nell'armadio, soprattutto se di marca: da una recente analisi d Coldiretti su dati Nielsen è emerso che nel secondo trimestre 2013 il 68% dei consumatori ha tagliato le spese sull'abbigliamento, mentre per spostarsi quasi la metà utilizza il meno possibile l'auto.

Non solo. A inizio anno oltre il 70% degli italiani era disposto a dire addio agli acquisti tecnologici e ai divertimenti. Nel frigo, invece, abbondano i prodotti private label : latte, burro, yogurt e formaggi col marchio del supermercato.

Stando a un'altra recente indagine di Coldiretti e Swg, infatti, per effetto del crollo del potere di acquisto, oltre la metà degli italiani (il 57%) è costretto a scegliere prodotti più economici e cioè le "etichette bianche" o i prodotti in promozione.

La crisi, infatti, cambia le abitudini al supermercato, dove si va a caccia dei prezzi più bassi facendo lo slalom nel punto vendita. Si cambia anche negozio, se insoddisfatti dei prezzi, o sperimentando canali alternativi come gli acquisti di gruppo, quelli via web o quelli a "chilometro zero", che è diventato quasi un nuovo modo per dire che ci si fornisce direttamente dal contadino.

A pranzo, poi, quasi un italiano su tre consuma esclusivamente un piatto di pasta: sazia di più e costa di meno. Solo il 18% dichiara di fare quotidianamente un pasto completo all’italiana con un primo, un secondo, un contorno e un dolce o un frutto, sempre secondo la Coldiretti.

Gli italiani, infatti, mangiano meno carne: la vendita di quelle fresche è calata in termini di volumi del 2,4%, secondo l'ultima rilevazione Ismea e GfK Eurisko.

Se proprio si è in cerca di cibi proteici, si preferiscono le uova (+2,3%) o le carni meno pregiate, come maiale e pollo. L'osso buco o la bistecca (uno dei simboli per eccellenza del benessere economico) si comprano poche volte al mese: il consumo di carne bovina è calato del 4% da inizio anno.

Un'altra regola non scritta dell'Italia in crisi è quella del cibo fresco: solo chi guadagna un po' di più può permetterselo tutti i giorni.

Qualche cifra a proposito: di latte fresco (che costa anche oltre 1,5 euro al litro), per esempio, se ne beve sempre di meno (-4% il calo dei quantitativi acquistati). Idem per il pesce: il calo dei volumi di vendita di quello appena pescato è di quasi il 5%.

Persino l'olio di oliva, ingrediente principe della dieta mediterranea, è sempre più raro in cucina: la contrazione dell'extra vergine, la qualità più pregiata, è di quasi il 10%.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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