Cacciatori di teste
Economia

Cacciatori di teste

Per selezionare gli italiani di domani tutti si rivolgono a loro. Se non è una finzione, è una rivoluzione

Ci sono parole che chiudono la cassapanca del passato e parole che aprono la scatola del futuro. Cacciatore di teste è un mestiere, eppure sta diventando il sigillo sul tempio del merito, la password per riformattare l’Italia. Le imprese modello americano se ne servono nella scelta dei manager. Persino le banche che fanno capo ai salotti buoni vi hanno fatto ricorso. Risultato: Enrico Cucchiani è il successore di Corrado Passera nell’Intesa Sanpaolo e Giuseppe Vita il nuovo presidente dell’Unicredit. Il metodo è ardito, tanto che la Mediobanca è tornata ai suoi sistemi nel caso Generali. Ma la vera sorpresa arriva dalla politica.

Mario Monti ha affidato alla Egon Zehnder la selezione per le nomine nelle società pubbliche. Addio boiardi. Per ora si tratta delle authority; se l’esperimento funziona, può essere replicato ovunque. Rai inclusa? Arturo Artom, vate della meritocrazia, ha deciso di portare l’attacco al cuore di Montecitorio con una iniziativa il 19 giugno e, in vista delle prossime elezioni, farà esaminare dagli head hunter tutti i candidati. Silvio Berlusconi pensa di reclutare così 100 nuovi dirigenti e rinnovare il centrodestra, glielo ha suggerito Vladimir Putin. Addirittura.

Scomparse le scuole di partito, marginalizzate le parrocchie, la cooptazione fa cilecca, mentre familismo e clientelismo provocano disastri. Non resta che competere a tutto campo. Karl Popper non poteva immaginare che la società aperta avrebbe seguito percorsi tanto tortuosi, però i liberali sotto ogni casacca dovrebbero brindare. Un’utopia? Forse. Chi ha una testa in Italia, la tiri fuori: i cacciatori sono in battuta.

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Stefano Cingolani

Stefano Cingolani, nasce l'8/12/1949 a Recanati e il borgo selvaggio lo segna per il resto della vita. Emigra a Roma dove studia filosofia ed economia, finendo a fare il giornalista. Esordisce nella stampa comunista, un lungo periodo all'Unità, poi entra nella stampa dei padroni. Al Mondo e al Corriere della Sera per sedici lunghi anni: Milano, New York, capo redattore esteri, corrispondente a Parigi dove fa in tempo a celebrare le magnifiche sorti e progressive dell'anno Duemila.

Con il passaggio del secolo, avendo già cambiato moglie, non gli resta che cambiare lavoro. Si lancia così in avventure senza rete; l'ultima delle quali al Riformista. Collabora regolarmente a Panorama, poi arriva Giuliano Ferrara e comincia la quarta vita professionale con il Foglio. A parte il lavoro, c'è la scrittura. Così, aggiunge ai primi due libri pubblicati ("Le grandi famiglie del capitalismo italiano", nel 1991 e "Guerre di mercato" nel 2001 sempre con Laterza) anche "Bolle, balle e sfere di cristallo" (Bompiani, 2011). Mentre si consuma per un volumetto sulla Fiat (poteva mancare?), arrivano Facebook, @scingolo su Twitter, il blog www.cingolo.it dove ospita opinioni fresche, articoli conservati, analisi ponderate e studi laboriosi, foto, grafici, piaceri e dispiaceri. E non è finita qui.

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