Bce, perché Draghi ha lasciato i tassi invariati
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Economia

Bce, perché Draghi ha lasciato i tassi invariati

Il presidente della Banca Centrale Europea lascia invariato il costo del denaro ma apre a misure non convenzionali come gli acquisti di bond

Nessun taglio dei tassi, per ora. E' questa la decisione assunta oggi dai vertici della Banca Centrale Europea (Bce), nella consueta riunione mensile a Francoforte. Il presidente Mario Draghi ha dunque lasciato invariato il costo del denaro nell'Eurozona al minimo storico dello 0,25%, non temendo nel brevissimo periodo il rischio di una deflazione, cioè di un calo generalizzato dei prezzi.

L'INCUBO-DEFLAZIONE

Nella conferenza stampa al termine della riunione, il presidente della banca centrale ha detto che “la ripresa procede” ma che nell'Eurozona c'è ancora troppa disoccupazione e che bisogna attendersi un periodo prolungato di bassa inflazione, la quale si accompagnerà naturalmente anche a un costo del denaro molto ridotto. Nel suo discorso, però, Draghi ha aperto alla possibilità che in futuro la Bce passi all'azione e metta in cantiere misure molto più incisive di oggi e “non convenzionali”, proprio per fermare il rischio-deflazione. Le ipotesi sul piatto, discusse dai vertici della Bce sono diverse: si va da un ulteriore abbassamento dei tassi sotto il minimo storico attuale, fino a un vero e proprio Quantitative Easing, cioè un massiccio acquisto di bond sul mercato, come ha fatto negli anni scorsi la Federal Reserve (Fed), la banca centrale americana.

Tali misure, ha precisato però Draghi, nell'Eurozona non avrebbero gli stessi effetti riscontrati negli Stati Uniti, che hanno un'economia basata maggiormente sul mercato dei capitali, mentre la congiuntura europea si appoggia di più sui canali di finanziamento bancari. A parte questo dettaglio, però, l'ipotesi di un quantitative easing della Bce è stato accolto con entusiasmo dai mercati (Piazza Affari, per esempio, ha incrementato subito i propri rialzi sopra l'1%). Draghi, infatti, ha detto che tutto il direttivo della Bce concorda sulla necessità di mettere in atto azioni non convenzionali per fermare la deflazione. Anche il “falco” Weidmann, presidente della Bundesbank e un tempo fiero avversario dell'acquisto di bond, pare abbia cambiato idea.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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