Barclays, le ferite italiane
Economia

Barclays, le ferite italiane

La Barclays, costretta a decapitare i vertici a Londra , ha qualche problema anche in Italia. Ecco quali sono

Non solo, a Milano, in altro procedimento, sono indagati tre dirigenti della Barclays, tra cui il vicepresidente finanza strutturata Rupack Chandra, insieme a 13 funzionari dell’Unicredit, compreso l’ex amministratore delegato Alessandro Profumo.

Sarebbero coinvolti nell’operazione ideata dall’istituto londinese e chiamata Brontos, cioè brontosauro: nome che richiama alla colossale frode fiscale che, secondo la procura, l’Unicredit avrebbe compiuto con la complicità della Barclays sottraendo al fisco italiano 745 milioni di euro di imponibile negli anni fiscali 2007 e 2008.

Sul fronte dei derivati, la Regione Lazio a fine 2010 ha citato in giudizio 11 grandi banche, tra cui l’istituto inglese, chiedendo un risarcimento per 82,8 milioni di euro di «costi occulti»: in questo caso la richiesta alla Barclays è stata di 2,7 milioni.

Invece a Londra è stato respinto il ricorso della Cassa di risparmio di San Marino che sosteneva di essere stata truffata per la sottoscrizione di derivati da 92 milioni di euro targati Barclays.

Intanto la Barclays ha stoppato (almeno per ora) la vendita dei suoi quasi 200 sportelli in Italia. Ma la strategia non è chiara: l’ultimo amministratore delegato nel nostro Paese, Pietro D’Anzi, ha lasciato in primavera la Barclays per passare al vertice della Banca del Mezzogiorno e ora la divisione retail è guidata ad interim da Anthony Spinale.  

I più letti

avatar-icon

Edmondo Rho