Alitalia-Etihad, le cinque incognite sull’alleanza
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Alitalia-Etihad, le cinque incognite sull’alleanza

Dal via libera che dovrà arrivare da Bruxelles al possibile ricorso di Lufthansa, fino al problema degli esuberi. Ecco tutti i nodi da sciogliere

Quella sul futuro dell’alleanza tra Alitalia e Etihad è una partita della quale ,per il momento, sembra essere stato giocato solo il primo tempo, con risultati anche soddisfacenti, visto che la compagnia degli Emirati arabi, dopo una serie di incontri, si è detta interessata all’affare. All’orizzonte però si prospetta ora una seconda fase con una serie di incognite che renderanno il processo di avvicinamento dei due vettori quanto mai accidentato. Vediamo allora quali sono i principali problemi sul tappeto che dovranno essere risolti nei prossimi mesi.

SFIDA COMMERCIALE TRA I CIELI D'EUROPA

Lo scoglio più grande è rappresentato certamente dalla necessità di ottenere da parte della Commissione europea il semaforo verde all’alleanza. In questo senso dovranno essere chiariti i dubbi circa il reale controllo societario della nostra compagnia. A Bruxelles in pratica interessa che il bastone reale, e non soli fittizio, del comando resti in mano italiana. Solo così l’Alitalia potrà conservare lo status di compagnia aerea comunitaria con tutto quello che ne consegue in termini di accesso a rotte e aeroporti. Se è vero dunque che Etihad si appresterebbe a prendere il controllo solo del 30-35% del capitale azionario della nostra ex compagnia di bandiera, è anche vero che eventuali accordi tra azionisti potrebbero di fatto cedere l’egemonia della società agli arabi, eventualità che bisogna appunto scongiurare per poter ottenere il via libera dell’Unione.

ALITALIA, ECCO COSA CHIEDONO GLI ARABI

Tra l’altro, sulla decisione che dovrà arrivare da Bruxelles potrebbe incidere, e non poco, il possibile ricorso che si appresterebbe a presentare Lufthansa contro la nuova alleanza aerea italo-araba. Il vettore tedesco infatti potrebbe risultare il più danneggiato da questa intesa,visto che la stessa Etihad è già entrata nel capitale di Air Berlin, accaparrandosi una serie di tratte continentali. Il terzo fattore di cui tenere conto nella partita sul futuro di Alitalia, è rappresentato poi dall’atteggiamento che assumerà Air France. Questo però sembra essere lo scoglio meno arduo da superare. La compagnia francese sarebbe infatti ben lieta di sfilarsi dalla precedente alleanza con il nostro vettore nazionale, e anche riguardo a possibili fastidi in termini commerciali non sembrerebbe sul piede di guerra. Almeno per il momento.

LUFTHANSA SUL PIEDE DI GUERRA

Ben più consistenti sono invece le altre due questioni che dovranno essere affrontate dall’attuale management di Alitalia e che riguardano problemi interni all’azienda che gli arabi vorrebbero vedere risolti prima di dare il proprio assenso definitivo al progetto di alleanza. C’è innanzitutto lo scottante tema degli esuberi. Finora ne erano stati preventivati circa 1.900, ma  Etihad chiede una cura dimagrante ancora più pesante, per portare il personale dagli attuali 12.500 dipendenti a quota 10mila. Ovvio che qui bisognerà trovare un accordo con i sindacati, cosa che al momento non appare proprio semplice. Infine, ma non da ultimo, c’è una questione strettamente finanziaria da sistemare.

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Su Alitalia infatti grava un’esposizione bancaria pari a circa 850 milioni di euro. E’ vero che di questi, circa 500milioni fanno capo a Unicredit e IntesaSanpaolo che sono anche soci della nostra ex compagnia di bandiera, ma in ogni caso il peso debitorio è considerato quanto mai ingente. In questo senso, se la scadenza di una buona metà dei debiti è stata già allungata al 2015, per  l’altra parte bisognerà sedersi attorno a un tavolo e adottare una convincente ristrutturazione: convincente soprattutto per Etihad.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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